venerdì 6 giugno 2014

Non imputabilità per vizio di mente. Siamo certi che le perizie siano realmente affidabili?

Spesso si assiste a fatti di sangue che hanno ripercussioni notevoli sull'opinione pubblica. Omicidi commessi da soggetti affetti da gravi patolgie mentali. Un esempio è quello del ghanese che, nel maggio 2013, ha ucciso tre persone armato di un piccone perchè "sentiva le voci"; è notizia recente quella della condanna in primo grado a 20 anni di reclusione per omicidio volontario. Checché ne dicano molti, si tratta di una sentenza estremamente pesante per un caso simile: il riconoscimento della parziale incapacità di intendere e di volere ha pareggiato le aggravanti riconosciute, portando a una condanna complessiva di 30 anni che, decurtata del terzo previsto dal rito abbreviato, ha prodotto la pena effettivamente erogata. Alla quale si aggiunge, al termine della condanna, un periodo aggiuntivo di detenzione in un ospedale psichiatrico.

Gli OPG, che l'opinione pubblica ritiene essere dei normali ospedali, sono stati oggetto di contestazione per svariati motivi. I principali sono
  1. gli OPG non sono affatto normali ospedali ma veri e propri lager (ad eccezione di un caso, vedi sotto), che non differiscono nella struttura da un normale carcere ma gestiti in maniera tale che i detenuti al loro interno peggiorano rapidamente la propria condizione mentale, a causa di protratti periodi di isolamento in celle fatiscenti e infestate dai topi, di una pressoché inesistente assistenza sanitaria degna di tale nome che colpevolmente viene colmata dall'abuso di psicofarmaci, sedativi e calmanti da parte del personale
  2. la detenzione all'interno dell'OPG può essere protratta virtualmente all'infinito, producendo i cosiddetti "ergastoli bianchi", per cui una persona condannata ad esempio per furto e riconosciuta socialmente pericolosa potrebbe trascorrere all'interno di queste strutture molto più tempo della massima pena prevista per quel genere di reato. Spesso anche tutta la vita, come denunciato dalla cosiddetta inchiesta Marino che si è occupata del caso

per risolvere questo genere di problematiche, il Senato ha approvato una disposizione per cui i ricoveri nelle REMS, salvo casi di "conclamata pericolosità sociale dell’individuo" o laddove le cure non bastino ad evitare il rischio per la comunità, "non potranno protrarsi per una durata superiore al tempo stabilito per la pena detentiva prevista per il reato commesso", fatta eccezione per i reati per i quali la legge già stabilisce la pena dell'ergastolo; in quei casi i magistrati dovranno adottare misure "alternative" rispetto agli ospedali psichiatrici giudiziari. Questa disposizione, del resto, recepisce (o meglio, cerca di rafforzare) una legge della Repubblica Italiana che la magistratura ha sempre cercato - con successo, peraltro - di aggirare, ossia la Basaglia: in base a questa normativa del 1978, che si proponeva all'epoca di eliminare la vergogna degli abusi perpetrati nei manicomi civili, nessuno può essere trattenuto in una struttura ospedaliera psichiatrica contro la sua volontà (coercizione sanitaria), fatta ovviamente eccezione per chi deve scontare una pena o per chi deve essere soggetto a misure coercitive personali derivanti dalla commissione di un delitto (coercizione giudiziaria). L'aggiramento si concretizza proprio nell'istituto dell'ergastolo bianco, uno dei tanti istituti illegali creati in maniera unilaterale dalla magistratura, per cui un individuo può essere trattenuto in manicomio per un periodo superiore anche al massimo edittale previsto per il reato commesso.

Paola Di Nicola a un convegno sulle discriminazioni
nei confronti delle donne
Le polemiche non si sono fatte attendere: la giudice Paola Di Nicola, candidata alle elezioni del CSM e appoggiata dalla sua corrente politica (Magistratura Democratica, la corrente cosiddetta di sinistra della magistratura a cui afferiscono il 90% dei suoi appartenenti), ha espresso notevoli preoccupazioni riguardo la disposizione legislativa. Secondo la dottoressa del Tribunale di Roma, che ha recentemente scritto un libro sul ruolo delle donne in magistratura (a suo parere fortemente discriminate "in quanto donne", nonostante a dire il vero la componente femminile in magistratura si avvicini molto al 50% con un turn-over peraltro molto favorevole visto che le nuove leve sono quasi tutte donne) e che ha rilasciato alcune interviste a testate giornalistiche afferenti alla sigla femminista borghese "Se Non Ora Quando", la nuova norma rischia di mettere in circolazione "soggetti ad alta pericolosità sociale che potrebbero finire fuori dal carcere senza che siano state predisposte le necessarie misure sanitarie, sociali e giudiziarie [...] con gravi conseguenze sia per la salute dell’imputato, che per la sicurezza della collettività". In effetti è alquanto curioso sentire questo genere di affermazioni, di ispirazione chiaramente autoritaria, repressiva e securitaria, da un membro di spicco di un'associazione che - a parole - si è sempre espressa a favore dei principi di legalità e di rispetto della persona. La mentalità prevalente all'interno di simili ambienti sembra, piuttosto, quella del malato di mente che, in quanto rifiuto della società e soggetto non in linea con gli standard sociali e estetici stabiliti dalla classe alto borghese, deve essere stoccato a tempo indeterminato in un box 2x2, solamente perché non può essere soppresso immediatamente come i cani randagi. In palese contraddizione con la legge Basaglia, che a prescindere dai diktat e dai decreti di Magistratura Democratica volti ad aggirarla e violarla sistematicamente, è pur sempre una legge dello Stato approvata dal popolo italiano. Non è affatto casuale del resto che la stragrande maggioranza dei "correntocrati", tra cui la Di Nicola, la pensino in questa maniera; basta andare a guardare quanto guadagnano in relazione al lavoro effettivamente svolto.

L'ospedale psichiatrico giudiziario maschile di Aversa
Attualmente l'unica struttura sanitaria giudiziaria che rispetta gli standard previsti per l'accoglienza di persone con turbe psichiche è l'OPG di Castiglione delle Stiviere. Una delle REMS in cui i magistrati dovranno smistare i soggetti precedentemente detenuti negli altri OPG, a meno che non sussistano le succitate eccezioni di conclamata pericolosità sociale. Castiglione delle Stiviere è un locale attrezzato e allestito con ambienti vivibili, confortevoli e alla fine difficilmente distinguibile da una struttura civile; l'unica costrizione dei suoi ospiti è naturalmente quella di non poter abbandonare l'edificio, anche se in effetti l'ambiente è del tutto open e privo di guardie penitenziarie. Insomma, l'esatto opposto degli altri 5 OPG presenti sul territorio, in particolare i famigerati Aversa e Montelupo Fiorentino.

Una stanza della sezione femminile dell'OPG di
Castiglione delle Stiviere
Castiglione delle Stiviere è l'unico OPG femminile d'Italia; come detto, esso si differenzia dagli altri OPG (solo maschili) che invece sono del tutto simili a delle carceri e in cui giornalmente si assiste a sistematiche violazioni dei diritti umani. Tutte le donne colpevoli di reato che vengono riconosciute socialmente pericolose ma incapaci di intendere e di volere vengono ospitate qui; diverse critiche sono state avanzate per via del fatto che in questa maniera molte vengono allontanate eccessivamente dalle loro famiglie, contrariamente ai "maschi" che invece hanno la fortuna di poter essere detenuti più vicino al loro luogo di origine, visto che in Italia di OPG maschili ce ne sono ben 6 (Castiglione compreso). A questo punto, anche per pareggiare la giusta osservazione riguardante il maggior numero di strutture maschili rispetto a quelle femminili, è necessario fare una considerazione abbastanza poco politically-correct sulla estrema facilità con cui le donne ree di delitti vengono riconosciute incapaci di intendere e di volere.

Oltre al caso Kabobo, è notizia di questi giorni quella del rinvio a giudizio del padre di Donatella Zucchi (Francesco Pinca), accusato di favoreggiamento nei confronti della figlia in quanto l'avrebbe aiutata a disfarsi del cadavere del marito. L'uomo, il tossicologo Vincenzo Brunaldi, era stato freddato nel sonno dalla donna, una ex vigilessa, con la sua pistola d'ordinanza; è stata poi la Zucchi a chiamare il padre, chiedendogli di raggiungerla per aiutarla prima a fare acquisti (i due si sono recati al Bricoman per acquistare una brugola, del nastro adesivo, un badile, un cavalletto, un bidone verde con ruote e una mazza da muratore), e poi a gettare nell'immondizia alcuni rifiuti ingombranti, tra cui alcuni sacchi dell'immondizia (contenenti il cadavere di Brunaldi) e un letto. Alle osservazioni del Pinca riguardanti le evidenti macchie presenti sul materasso, la figlia ha risposto che si trattava solo di ruggine; l'uomo è così tornato a casa fermandosi a metà tragitto per smaltire i rifiuti. La Zucchi è stata assolta per totale vizio di mente, e condannata a trascorrere un periodo di cinque anni (eventualmente rimodulabile qualora la pericolosità sociale scemasse nel frattempo) presso l'OPG di Castiglione delle Stiviere.

Vincenzo Brunaldi e Donatella Zucchi
Tutte le perizie effettuate, comprese quelle della Procura, hanno stabilito la non imputabilità per incapacità di intendere e di volere. Secondo gli "esperti", la donna non è penalmente perseguibile a causa di un disturbo paranoide, che l'ha portata a ritenere che il marito volesse rovinarla o addirittura ucciderla. Neanche il tentativo di occultamento del cadavere e delle prove, pianificato con estrema lucidità e assenza di qualsivoglia scrupolo di coscienza, contraddirebbe questa tesi, tant'è che un perito parla chiaramente di "lucida follia". Eppure, un omicidio commesso a sangue freddo e le procedure organizzate per sviare le indagini e allontanare da sé i sospetti dovrebbero essere largamente sufficienti a escludere la "incapacità di intendere e di volere", che può manifestarsi solo quando la mente è talmente obnubilata dalla malattia da impedire al soggetto di svolgere qualsiasi attività che richieda anche una minima coordinazione mentale razionale. Stati mentali (anche patologici) quali la paranoia, la rabbia, la frustrazione e così via non possono certo rappresentare delle cause valide per sancire l'incapacità di intendere e di volere; se così fosse, la stragrande maggioranza degli assassini, dei pedofili, degli stupratori seriali dovrebbero essere considerati non imputabili. Il problema è che nessun perito si sognerebbe mai, per motivi di political correcteness, di riconoscere una scappatoia simile a un pedofilo (che è quasi sempre un malato di mente) o a un violentatore; non l'hanno fatto per Kabobo, che fino a prova contraria non aveva alcun movente per prendere a picconate alcuni passanti selezionati a caso e non ha certo provato a sviare le indagini, figuriamoci. Questo a dimostrazione del fatto che la malattia mentale, di per sé, non è assolutamente sufficiente a implicare la non responsabilità penale, come giusto che sia. Ma se Kabobo è imputabile e responsabile delle proprie azioni, perché non dovrebbe esserlo una che ha ucciso il marito per astio o odio, pianificando l'assassinio e l'occultamento del cadavere nei minimi dettagli?

La cosiddetta scienza psichiatrica è ben lungi dall'essere una scienza univoca e rigorosa. Anzi, forse sarebbe meglio dire che ha ben poco a che fare con il metodo scientifico. Il margine di discrezionalità è tale che lo psichiatra può tranquillamente permettersi di orientare la propria perizia in funzione del risultato che vuole ottenere sin dall'inizio. Generalmente questo comporta che nessun esperto stilerà mai una perizia favorevole a un soggetto gravato da un pesante stigma socio-culturale (un pedofilo, uno stupratore, un femminicida); nel caso invece di soggetti che si ritiene debbano essere protetti e esonerati dalle loro responsabilità in quanto genericamente percepiti come vittime, invece, la dichiarazione di non imputabilità sembra quasi che sia un atto dovuto. Un immigrato irregolare non è visto come vittima di un contesto culturale "xenofobo"; una donna al contrario è quasi sempre percepita come vittima di un contesto "patriarcale". Questo spiega la differenza di trattamento tra malati psichiatrici di sesso diverso; spiega le palesi differenze di condanna a parità di reato commesso; spiega le ingiustizie a danno dei padri separati nella giustizia civile; spiega i concorsi pubblici truccati della magistratura a favore di candidate legate ai commissari da "legami affettivi", le quote rosa forzate, gli incentivi all'imprenditoria femminile e tutto il resto.

(Continua)

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