domenica 22 luglio 2012

Donne libere di uccidere

Non parleremo in questa sede della licenza di uccidere persone adulte, ma dell'altra, quella che permette alle donne in gravidanza di interrompere la vita di un nascituro. Perché è ormai assodato, la vita di un feto vale meno rispetto a quella di una persona formata e quindi è necessario fare i dovuti distinguo. L'argomento che portano avanti i fondamentalisti anticattolici e le femministe che li controllano è più o meno il seguente
Il feto fa parte del mio corpo, per cui ci posso fare quello che voglio. L'ho tenuto in gestazione io, per mesi e mesi, dunque se mi scoccio ho il diritto di tornare indietro
qualcuno sostiene che questo non sia affatto un discorso egoistico. Ma non è tanto questo il punto su cui volevamo premere.

La questione riguarda la palese disparità a cui sono sottoposti i due membri della coppia. Mentre la donna può scegliere di interrompere la gravidanza, il maschietto non può obbligare la consorte a farlo (perché il corpo è della donna e lo gestisce la donna); d'altra parte se la gestante non vuole dare al mondo un figlio e l'uomo si, vince insindacabilmente la volontà della prima. Se si accetta questo status giuridico, correttezza vorrebbe che nella situazione opposta, quando cioè è la donna a volere il figlio e il compagno no, debba essere garantita a quest'ultimo la facoltà di non riconoscere il nascituro, svincolandolo dal prendersene cura. Di fatto però la legge stabilisce che la madre può obbligare il padre al riconoscimento forzato e al mantenimento fino ai 18 anni. In sostanza, se si è d'accordo con l'aborto, bisognerebbe per logica permettere anche all'uomo di fare una scelta analoga: ma si sa che logica e femminismo sono concetti che non vanno molto d'accordo. Di fatto il femminismo si configura come un minestrone di istanze del tutto scoordinate e funzionali solo e unicamente a garantire alla donna il diritto (o meglio, il privilegio) di fare ciò che vuole, anche eventualmente a danno del maschio che come ci insegnano le nostre sorelle è da considerarsi solo come "dispensatore di godimento, sperma e soldi", "vibratore ambulante" e così via.

Si ringrazia la 27esima ora per l'ispirazione.

venerdì 20 luglio 2012

Mistificazioni su Wikipedia riguardo Valerie Solanas

Wikipedia con il tempo si è trasformata da progetto collaborativo, in cui alcune persone si coordinavano per costruire un'enciclopedia ricca di contenuti, ad un complesso e ben poco trasparente sistema di amicizie basato sullo strapotere di determinati utenti, quelli ai quali è assegnata la facoltà di bloccare voci e account. Era prevedibile che un website nel quale non vige alcuna regola, o dove l'interpretazione delle regole è ad appannaggio di pochi "sceriffi", si tramutasse con il tempo in un luogo virtuale dove conta solo il punto di vista di alcune persone, in particolare quelle che avendo molto tempo da perdere lo sfruttano per "presidiare" le pagine dell'enciclopedia, fare carriera e entrare nelle grazie di quella che altrove è stata denominata wikimafia.

Gli editori che non si assoggettano al volere di questi individui, portando un contraddittorio al loro personale metodo di selezione delle fonti e delle informazioni (normalmente prelevate dal web attraverso la ricerca di parole chiave su Google), vengono usualmente definiti troll (termine prestato dalla mitologica nordica e indicante originariamente una creatura dalle fattezze umane ma estremamente sgradevole; nel riadattamento wikipediano la parola starebbe invece a designare i "disturbatori"), perseguitati, esasperati, e infine espulsi a tempo indeterminato dal sito. Di fatto, allo stato attuale, Wikipedia si configura come un piacevole passatempo ove persone del tutto incompetenti partecipano alla stesura delle voci in maniera del tutto marginale, limitandosi a reperire su internet fonti che assecondano il loro punto di vista e la loro ideologia e inserendole sotto forma di affermazioni apodittiche e perentorie all'interno delle voci, e trascorrendo la stragrande maggioranza del loro wikitempo a controllare che nessuno si permetta di modificare quanto da loro espresso, inibendo come detto ogni attività di contraddittorio attraverso il blocco in scrittura delle pagine e il famigerato ban.

L'altro aspetto, che si affianca a quello dei criteri puramente arbitrari di selezione delle fonti, è quello della censura, ossia l'attività attraverso cui i nostri eroi si arrogano il diritto di decidere quali fonti sono valide e quali no. Così, per assurdo, quanto affermato per esempio da giudici costituzionali e magistrati diventa sorgente non degna di stare su Wikipedia per “ingiusto rilievo” o perché, a scelta, si tratta di istituzioni del patriarcato, mentre i contenuti del blog amico Femminismo a Sud vengono accreditati e inseriti nelle voci in qualità di fonti attendibili; anche in questo caso, chi pur rinunciando a equilibrare la situazione si limita a far notare simili incongruenze viene etichettato come troll ed espulso. Non ci stiamo inventando niente, questo è quello che accade dietro le quinte e che sfugge ai più; prossimamente vi documenteremo tutti gli abusi di cui siamo venuti a conoscenza. Molto altro già lo potete trovare sul sito di WikiPerle.

Nell'analisi che faremo in questo post (puramente esemplificativa, c'è ben di peggio e come promesso ve ne parleremo in seguito) evidenzieremo le modalità attraverso cui i membri della wikicricca sembrano assecondare l'ideologia anti-uomo di una certa Rhockher (una di Femminismo a Sud), permettendole di manipolare le informazioni dell'enciclopedia al fine di sostenere una particolare tesi (la sua); la voce a cui si fa riferimento è quella di Valerie Solanas. Attualmente nella voce è riportato che la Solanas è stata oggetto di abusi sessuali da parte del padre durante l'infanzia (al fine di giustificare la carica con la quale la tizia se la prende con il genere maschile) e che la sua opera principale, il manifesto SCUM, era solo una parodia del patriarcato.

I fatti sono i seguenti
  • dall'articolo "About Valerie Solanas" di Freddie Baer, che è un'intervista rilasciata dall'autrice dello SCUM a The Village Voice nel 25 luglio 1977, si può solo affermare che la Solanas ha dichiarato di essere stata vittima di abusi sessuali da parte di suo padre; l'utenza manipolatrice Rhockher lo presenta tuttavia come dato di fatto in maniera puramente strumentale
  • la fonte citata in voce non afferma in alcun punto che il testo è stato scritto con stile ironico e parodistico. L'utenza falsificatrice sostiene tra l'altro in maniera perentoria che l'opera "ribalta tutti i cliché sull'inferiorità femminile", omettendo di riferire che questa è solo l'opinione di una femminista di nome Avital Ronell (smentita in ogni caso da qualificazioni del tipo "vibratore ambulante" o da estratti come quello da noi precedentemente citato e puntualmente rimosso dalla medesima persona da altra voce, quella appunto sullo SCUM manifesto)
  • nessuna fonte afferma che la Solanas si è costituita alla polizia dopo il tentato omicidio di Warhol
nonostante una delle policy fondamentali di Wikipedia sostenga che è necessario assegnare una fonte ad ogni affermazione riportata nelle voci dell'enciclopedia, svariati interventi di amministratori e amiconi vari non hanno fatto altro che riportare la pagina alla versione di Rhockher, cementificando de facto il suo punto di vista e le sue mistificazioni. L'elenco dei rollback (esclusi quelli di Rhockher) è il seguente
  • [1] e [2] di Ignlig, un signore che trascorre molto tempo sul sito essendo di fatto puntualmente presente in concomitanza di quasi ogni modifica
  • [3] di Ignlig e Guidomac, quest'ultimo intervenuto a sostegno del compare (peraltro bloccando l'utenza che cercava di far valere le proprie ragioni, sostenendo che i suoi fossero vandalismi)
  • [4] e [5] ancora di Ignlig
  • [6] di Vituzzu, un altro elemento del quale vi avevamo già parlato; questo signore, molto probabilmente per compiacere la sua amichetta queer, opta in quel caso per il blocco del contestatore con la solita motivazione a quanto pare molto inflazionata (Evasione del blocco)
  • [7] di Ignlig
  • [8] di Blackcat, nickname di tale Sergio D'Afflitto, noto tra l'altro per far parte del gruppo di fanatici denominato UAAR e per aver proposto sempre su Wikipedia l'abolizione del gruppo di coordinamento dedicato alla stesura di voci riguardanti la religione e il cattolicesimo (vedi)
questi che sono intervenuti sono tutti sysop, a parte quel Blackcat; i revert come si vede sono del tutto privi di motivazione (e certo, che avrebbero dovuto scriverci?). Un sunto dei dati falsi presenti attualmente sulla voce della Solanas e delle correzioni inutilmente effettuate dai vari utenti lo potete trovare nelle due immagini seguenti

da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

giovedì 19 luglio 2012

Accusa falsamente un uomo di stupro, condannata

Hannah Byron sottoposta alla gogna mediatica
dalla stampa patriarcale
Teesside (UK), 12 maggio 2012 — Aveva falsamente denunciato di essere stata violentata da un uomo; per questo motivo la polizia ha arrestato un sospetto, che è rimasto in cella nove ore prima di essere rilasciato senza alcuna accusa. Hannah Byron, la calunniatrice, è stata per questo condannata a 150 ore di servizio sociale; la sentenza a 12 mesi di carcere è stata completamente sospesa, come sovente accade. Il giudice nel dispositivo ha dichiarato di averle risparmiato la prigione per un soffio, ovvero ricorrendo alla formula giuridica (alquanto inflazionata) "by a whisker" o "by a short whisker". Ancora una volta, una delinquente che non ha messo piede in cella e un innocente falsamente accusato che ha dovuto subire l'umiliazione delle manette e della presunzione di colpevolezza: in effetti lui è riuscito a scagionarsi solo fornendo un alibi.

Il magistrato che ha "condannato" la Byron ha così dichiarato il proprio disgusto per la vicenda
There is a further concern that genuine victims of sexual assaults might be put off from approaching the police [...] We would like to reiterate that we continue to treat all such allegations seriously and wish to reassure the community that such reports will always be taken seriously and will be fully and properly investigated (Siamo seriamente preoccupati che fatti come questo possano disincentivare le vere vittime della violenza a rivolgersi alla polizia [...] Vorremmo rimarcare che in ogni caso continueremo a trattare tutte le accuse di violenza sessuale con la massima serietà, e rassicurare la comunità che tali denunce saranno sempre prese sul serio nonché approfonditamente investigate)

Fonte

mercoledì 18 luglio 2012

Donna, hai commesso un reato insieme ad un maschietto? Testimonia contro di lui e ti sospendiamo la pena

Si tratta di una prassi molto diffusa negli USA. I Procuratori spesso chiedono alla donna correa di rendere testimonianza contro il maschio in cambio di una sospensione della condanna. A lei naturalmente. Nel caso che andiamo ad analizzare, la 31enne Anna Hogan, coimputata insieme al fratello Michael Combs in un processo per abuso di minore, ha scelto di fornire dichiarazioni utili a far condannare il complice in vista di uno sconto di pena; in realtà la sentenza a 8 anni a lei inflitta dal giudice è stata completamente sospesa come riconoscimento per la testimonianza che ha permesso di spedire Combs in carcere. Anna Hogan ora è libera.

Fonte

martedì 17 luglio 2012

Detenuto non ha potuto usufruire dei domiciliari perché l'abitazione che condivide con la ex moglie è occupata da lei e dal suo nuovo compagno. Ora che ha scontato la pena non sa dove andare

Cagliari — A settembre terminerà di scontare tre anni di carcere ma non sa dove andare a vivere nonostante sia proprietario di un appartamento in temporanea comunità di beni con l'ex moglie che lo occupa con il nuovo compagno. La paradossale vicenda che ha come protagonista un detenuto del carcere di Cagliari è stata resa nota da Maria Grazia Caligaris, presidentessa dell'associazione Socialismo Diritti Riforme Maria, che esprime seria preoccupazione «per gli imprevedibili sviluppi che la vicenda potrebbe avere senza di fatto arrivare a una soluzione che rispetti il diritto delle parti in causa».

Il giudice, essendo in corso la causa di separazione, non può assegnare la casa a uno soltanto degli ex coniugi in quanto non ci sono minori in causa; di fatto essi risultano al momento proprietari dell'immobile al 50% per effetto della comunione dei beni. «È assolutamente necessario — sottolinea la presidente di Sdr che più volte ha incontrato il detenuto — assumere un'iniziativa che consenta all'uomo, peraltro invalido, di ottenere ciò che gli spetta. Il detenuto non ha neanche potuto trascorrere l'ultimo anno di pena ai domiciliari perché la sua casa era occupata dalla ex moglie e dal suo nuovo compagno».

Fonte

domenica 15 luglio 2012

Istat: strangoliamo i papà-bancomat e togliamo loro il lavoro. Più mamme mantenute in carriera

Usciti i nuovi dati Istat sull'affido condiviso. Secondo l'istituto nazionale di statistica, l'applicazione di questa tipologia di contratto post-matrimoniale è salita di 2.6 punti percentuali rispetto all'ultimo anno; ne parla anche Maschile Plurale (la fonte la trovate qui). Le statistiche Istat non citano il fatto che nella stragrande maggioranza dei casi l'affido condiviso, come denunciato da Adiantum, utilizza la formula della domiciliazione prevalente presso la madre; un'interrogazione parlamentare guidata da Rita Bernardini ha chiesto conto del perché
in diversi Tribunali della Repubblica siano ancora in uso (o lo siano stati fino a pochissimo tempo fa) dei moduli pre-stampati e pre-compilati nei quali, sostanzialmente, si prevede che in sede di separazione legale dei coniugi l'istituto dell'affido condiviso dei figli di cui alla legge n. 54 del 2006 possa essere regolato esclusivamente con l'attribuzione del cosiddetto domicilio prevalente, ossia con l'allocazione automatica del minore alla madre, in violazione di quanto previsto dalla normativa vigente
dettaglio importante secondo noi, perché se si tiene conto di questo fatto i casi di vero affido condiviso sarebbero meno del 19% (dati relativi al 2008).

Presidentessa dell'Istat è attualmente la d.ssa Linda Laura Sabbadini, nota per interventi del seguente tenore
A proposito della crisi economico-finanziaria — È urgente creare dei meccanismi per limitare la presenza maschile al potere [...] specie quando avviene attraverso meccanismi di cooptazione [cameratismo patriarcale] [...] soprattutto nella politica e nell'economia [...] visti i risultati disastrosi mostrati dalla crisi [giusto, perché gli aspetti negativi sono da attribuirsi al maschio, mentre quelli positivi sempre e indiscutibilmente alla donna; tutto ciò ricorda molto gli annunci di un noto demagogo, ma lasciamo perdere]. Quello della presenza delle donne nei luoghi decisionali è uno dei punti critici della situazione femminile nel nostro Paese.

Le donne sono investitori più prudenti degli uomini e l'esclusione dalle posizioni di vertice delle banche avverrebbe anche per questa ragione, dato che nei consigli di amministrazione a quanto si racconta le decisioni sarebbero rischiose ma determinanti per il successo [insomma, secondo la Sabbadini il motivo della crisi non sarebbe da ricercarsi nelle manovre speculative di un'economia di mercato certamente troppo liberale, ma nell'eccesso di testosterone presente nei CdA].
e per i suoi introiti

Retribuzione annua lorda risultante dal contratto individuale 

Amministrazione: Istituto Nazionale di Statistica

Dirigente: Sabbadini Linda Laura (incarico ricoperto: Dirigente Generale — Dipartimento per le Statistiche Sociali e Ambientali)

Stipendio tabellare € 55.397,39
Posizione parte fissa € 36.299,70
Posizione parte variabile € 57.628,64
Retribuzione di risultato € 25.674,27

Totale annuo € 175.000,00

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sabato 14 luglio 2012

Violenza assistita: parola al femminismo

Vorremmo analizzare un articolo (http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/07/14/violenza-assistita-e-mamme-maltrattanti) redatto da cybergrrlz, blogger di Femminismo a Sud e riguardante il tema scottante della violenza assistita (il post è stato leggermente modificato per non incorrere nelle sanzioni riservate dai motori di ricerca a chi copia di peso le fonti; le frasi tra parentesi quadre sono nostre aggiunte)
Stasera ho sentito il Tg3 Notte che parlava di violenza sulle donne. I giornalisti si sono concentrati sulla violenza assistita, ovvero la violenza maschile cui assiste un bambino e che provoca traumi indelebili.

Sul fatto che il Governo Italiano debba provvedere a creare una norma che riconosca la violenza assistita come penalmente perseguibile ha parlato anche l’Onu nelle sue raccomandazioni e nella sua esposizione sul femminicidio in Italia [si veda qui].

[...]

In questi giorni, dicevo, si è parlato molto anche di violenza assistita. L’Associazione Pangea ha parlato dell'esistenza sul territorio di alcune case (http://www.pangeaonlus.org/main.php?liv1=progetti&liv2=in_corso&liv3=italia_piccoli_ospiti) che sono proprio predisposte a sanare le relazioni tra le mamme vittime di violenza e i bambini che devono essere aiutati a superare il trauma [della violenza assistita]. La Repubblica ha condiviso i dati che parlano di cifre comprese tra i 400 e le mille migliaia di minori di età inferiore ai 18 anni vittime di violenza assistita. Anche il telefono Rosa parla del fenomeno su La Stampa.

Su Rai Tre, dicevo, ho visto uno spezzone di intervista fatta a una donna, che parlava delle vittime di violenza assistita e di come questo genere di abuso si ripercuota sulla vita delle madri. Tra le tante cose più o meno condivisibili dette nella trasmissione ce n’è stata una che non ho condiviso affatto: non so su che dato si basasse la sua testimonianza, ma mi permetto di contestare il dato secondo cui i bambini, maschi, vittime di violenza assistita da grandi diventeranno violenti mentre le femmine da adulte si ridurranno ad essere vittime di violenza maschile.

Mi sembrerebbe oltremodo strano e stereotipato che un trauma si manifesti in modo diverso a seconda del genere al quale occorre [il fatto è che la violenza assistita viene percepita in maniera differente a seconda del ruolo sociale della persona coinvolta, che è diverso per maschi e femmine: i primi sono investiti di maggiori aspettative sul profilo socio-economico, le seconde ad adempiere ai ruoli di cura imposti dalla famiglia]. Non ho dati e non mi permetto di parlarne con superficialità, ma so per certo che almeno in alcuni casi che conosco le donne che sono state vittime di violenza assistita, che hanno imparato a subire, [...] sono diventate a loro volta veicolo di maltrattamento nei confronti di chi era più debole: i bambini [ed ecco dove scatta il giustificazionismo: le madri violente sono tali probabilmente perché a loro volta imbrigliate da piccole nei meccanismi perversi della violenza assistita].

Ho visto madri che urlavano ai bambini peggio di sentinelle della Gestapo e mamme che li picchiavano per qualunque cosa in nome della frustrazione, della solitudine, dell’assenza di aiuto, o semplicemente perché ove non esistano ragioni per picchiare i bambini l'unico altro modo di comunicare con essi rimane per l'appunto la violenza. Dunque capisco che ci sia la necessità di sanare le relazioni e la psiche di persone così provate ma è anche necessario, credo, liberare la necessità delle donne vittime che diventano esse stesse veicolo di violenza di vedersi riconosciuto in quanto soggetti complessi il ruolo di oppresse che diventano oppressore, di vittime che diventano carnefici, complici, talvolta, e comunque demonizzate, mai comprese nello sforzo di accettazione che fanno di se stesse che dovrebbe essere la prima importante fase dopo la quale poter accedere ad un percorso di recupero di sé, di autoaccettazione, comprensione e cambiamento. Perché quelle madri vittime di violenza che tireranno schiaffi ai figli se non vengono liberate dalla costrizione di dover apparire sempre sante (altrimenti demoni) non potranno mai affrontare il loro problema e lo negheranno perché si sentiranno solo dei mostri. Incapaci e piene di sensi di colpa [beh, il fatto strano e stereotipato, per usare le sue stesse parole, è che questo apparato giustificazionista debba valere solo per le donne, quando ad essere vittime di violenza assistita sono maschi e femmine in egual misura; di fatto la stigmatizzazione sociale dei comportamenti violenti avviene proprio in questo senso. La nostra sorellina parte da un assunto condivisibile, quello della bilateralità del trauma, per approdare non si sa come ad un'interpretazione prettamente unilaterale].

Le mamme già vengono definite troppo spesso come mostri e si sentono cattive a sufficienza perché nessuno le legittima e le autorizza a mostrare i propri egoismi e le proprie imperfezioni [...].
Casi concreti, cara cybergrrlz, di fatto dimostrano il contrario: la demonizzazione dei casi di violenza colpisce le persone di sesso maschile e lascia indenni quelle di sesso femminile, anche sul profilo penale (tanto per analizzare il caso preso in esame, evidenziamo la disparità di trattamento adottata nei due casi: Vanessa Lo Porto è attualmente in stato di libertà, mentre Giampiero Mele si trova in carcere con una condanna in primo grado a 30 anni).

Dulcis in fundo, vi riportiamo il commento di Chiara Lo Scalzo, gestrice di un blog denominato "Il ricciocorno schiattoso"
Secondo me discutere sul fatto che la violenza sulla mamma possa o non possa necessariamente provocare traumi permanenti sui figli non fa che sottolineare la sudditanza del suo ruolo di madre al suo diritto di essere considerata essere umano a tutti gli effetti [lei si e gli uomini no? loro non sono vittime di violenza assistita?]. C’è bisogno di un'ulteriore motivazione per tutelare una donna sottoposta a violenze dal suo compagno, ovvero che anche la prole ne soffre, perché la sua sofferenza di donna da sola non basta a giustificare dei provvedimenti che impediscano a quest’uomo di compiere altre violenze [di fatto, come diciamo sempre, basta la parola di una donna a far scattare le manette].

C’è la tendenza a generalizzare su tutto: se due si separano la colpa è di entrambi, sempre, se c’è conflittualità è colpa di entrambi, sempre…

Se una donna è maltrattata la colpa è anche sua, perché si è lasciata maltrattare: questo è il pregiudizio che odio di più, e finché non verrà sradicato, restituendo alle vittime il ruolo di vittime e ai colpevoli il ruolo di colpevoli [e il fatto che i maschi colpevoli possano essere stati a loro volta vittime di violenza assistita non lo si prende in considerazione? è facile interrompere il "flusso di responsabilità" in base al sesso, ma non ci sembra una manovra eticamente molto corretta], finché non si accetterà che in qualche questione si può risalire ad un soggetto responsabile e ad una vittima incolpevole, che non ha potuto, per impossibilità materiale, difendersi, allora si continuerà a girare attorno al problema… [e allora è meglio tagliare la testa al toro, giusto?]

[...]

È ora di finirla con questo scaricabarile, e puntare il dito contro chi determina la violenza, contro chi usa il sopruso e la minaccia e profitta vigliaccamente dei soggetti fisicamente più deboli, invece di cercare nelle vittime il seme di ciò che hanno subito.

mercoledì 11 luglio 2012

Elisabetta Meyer colpisce ancora. Condannato a scontare tre anni di carcere per una svista burocratica

Questa mattina la giudice per le indagini preliminari Elisabetta Meyer ha emesso una durissima sentenza ai danni del parlamentare PDL Renato Farina, imputato in rito abbreviato per "falso in atto pubblico".

La Meyer ha condannato Farina a 2 anni e 8 mesi senza sospensione condizionale della pena, obbligando di fatto il deputato a scontare la condanna in carcere nel caso il dispositivo dovesse essere accolto in Cassazione.

La vicenda ha origine da una visita di Farina del 12 febbraio a Lele Mora, contro il quale la Meyer come vi avevamo fatto notare sembra avercela particolarmente (molto probabilmente perché portatore sano di membro), presso il penitenziario di San Vittore dove il talent scout si trova attualmente a scontare una condanna per bancarotta fraudolenta. La legge italiana consente a deputati e senatori di fare visita ai detenuti, anche se accompagnati dai propri collaboratori; lo sgarro del parlamentare è stato quello di farsi seguire da un ventenne che, seppur non coinvolto nell'inchiesta Mora, non figurava magari per qualche dimenticanza burocratica tra gli ammessi ad accedere ai colloqui con i carcerati. Da qui l'imputazione in "falso in atto pubblico" che ha determinato la condanna da parte della Meyer.

Fatti come questo evidenziano l'arroganza di certa gente che, in virtù della propria posizione e di personali convinzioni politiche o ideologiche, è convinta di poter fare il bello e il cattivo tempo con la libertà delle persone come se l'amministrazione della giustizia fosse un'attività da poter prendere a cuor leggero. Del resto è curioso osservare come accanto a cittadini che pagano in maniera salata i propri errori vi siano veri ed autentici criminali che invece non vengono puniti solo per il fatto di appartenere alla schiera dei "protetti" (o delle "protette" come nel caso in oggetto). Un altro punticino per la cricca milanese, in attesa di nuove e mirabolanti imprese per le quali siamo sicuri non dovremo attendere molto.

Fonte

Aggiornamento

Apprendiamo che in data 6 maggio 2011 una consigliere regionale donna è stata assolta per insussistenza del fatto dopo essere stata imputata in un procedimento esattamente analogo a quello per cui è stato condannato Renato Farina; anche lei era stata accompagnata da due "infiltrate" in una visita al carcere di Rebibbia. Non sappiamo se la sentenza sia stata confermata in Cassazione; nel caso lo fosse, quella della Meyer sarebbe da considerarsi, oltre che un atto di prepotenza gratuito, un dispositivo con tutta probabilità illegale.

lunedì 9 luglio 2012

Erroneamente incarcerato per violenza sessuale, viene assolto ma i giudici gli negano il risarcimento per ingiusta detenzione: se è stato arrestato è solo colpa sua

10 febbraio 2011, Firenze — Ha trascorso cinque mesi e cinque giorni in carcere, accusato di violenza sessuale, ma al termine del procedimento penale a suo carico il tribunale lo ha assolto. La Procura non ha presentato appello, date le evidenze, e la sentenza di assoluzione è divenuta definitiva; la donna che lo ha accusato intanto si è dileguata. Nonostante ciò la Corte di Appello gli ha negato il risarcimento per ingiusta detenzione, sostenendo che egli avrebbe tenuto una condotta gravemente colposa, «caratterizzata da noncuranza, negligenza, imprudenza, indifferenza per quanto da essa potesse prevedibilmente derivare»: una condotta “avventurosa” insomma, con la quale avrebbe “certamente” indotto gli inquirenti ad adottare la misura coercitiva. In parole povere, se è stato in carcere innocente 5 mesi e 5 giorni è solo colpa sua. Questa vicenda, che ha dell’incredibile, è quanto è accaduto a un cittadino peruviano di 32 anni. Superata l’incredulità, i suoi legali – Giacomo Passigli, Corso Gineprari e Michele Ducci – hanno presentato ricorso in Cassazione.

Il giovane peruviano, incensurato, era accusato di aver abusato di una connazionale nell’agosto 2008, nel corso di una festa in un locale delle Cascine. Lui ha sempre negato, sostenendo che era stata lei, durante tutta la serata, ad avergli fatto il filo (nonostante fosse in compagnia del fidanzato), e che il rapporto sessuale occorso era stato consenziente. Finito in carcere per violenza sessuale a seguito delle dichiarazioni mendaci dell’anonima, ha dovuto attendere l’esito del processo a Sollicciano prima di vedere riconosciute le sue ragioni. La giovane del resto ha fornito almeno tre versioni diverse della serata ed è caduta in molte contraddizioni. Dopo 5 mesi e 5 giorni di carcere, l’imputato è stato assolto. Ma secondo la Corte non ha diritto al risarcimento a causa della sua condotta gravemente imprudente.

Protestano gli avvocati e nel ricorso in Cassazione scrivono: «È assolutamente illogico (e inaccettabile) sostenere che accettare l’invito ad un incontro più intimo con una persona ad una festa, probabilmente dopo aver bevuto un po’ più del normale, debba far ritenere “prevedibile” che l’altra persona possa inventarsi una violenza sessuale». Il giovane avrebbe potuto certamente prendere in considerazione un eventuale rifiuto della ragazza di andare avanti con il rapporto sessuale (nel qual caso si sarebbe interrotto), ma di certo non poteva sospettare che lei lo avrebbe denunciato per stupro facendolo finire dentro per oltre cinque mesi.

Fonti

domenica 8 luglio 2012

La storia di Brian Banks

Una ormai ex star del football giovanile, i cui sogni di successo sono stati distrutti in maniera irreparabile da una condanna per violenza sessuale, è scoppiato in lacrime quando un giudice ha finalmente archiviato le accuse che lo avevano spedito in carcere per più di cinque anni. Brian Banks, 26enne di Long Beach (California), una decade fa si era dichiarato non colpevole delle imputazioni mosse a suo carico da una compagna di infanzia che lo aveva falsamente accusato di aggressione e stupro.

Le cose hanno iniziato a "mettersi bene" per Banks quando la calunniatrice, Wanetta Gibson, gli chiese l’amicizia su Facebook una volta che lui era uscito di prigione. In quell'occasione la ragazza gli confessò di aver mentito per poter godere del ricco vitalizio destinato alle “vittime” di violenza sessuale, rifiutandosi però nel contempo di ripetere la confessione davanti agli inquirenti per timore di dover restituire il milione e mezzo di dollari che aveva guadagnato da una causa civile contro la Long Beach School, teatro della mai avvenuta violenza. Il secondo incontro tra i due venne segretamente registrato attraverso una videocamera: nel filmato, che potete visionare su Youtube, la ragazza dice a Banks
Sono disposta ad aiutarti, ma non voglio dover rinunciare a tutti quei soldi
al momento non è certo se la Gibson dovrà restituire il denaro fraudolosamente estorto al college, l’unica cosa che si sa è che la donna non verrà perseguita, dato che all’epoca dell’accusa aveva solo 15 anni (questa almeno è la motivazione addotta dalla procuratrice distrettuale). Intervistata in merito a quelle dichiarazioni, Wanetta Gibson non ha voluto rilasciare alcun commento.

Brian Banks ha dichiarato di aver perso tutte le speranze di poter provare la propria innocenza fino a che la sua ex compagna di infanzia non lo ha contattato; ha affermato di essersi sentito scioccato e senza parole il giorno che la Gibson ha comunicato con lui, dopo cinque anni e due mesi di carcere. Secondo l'avvocato, il professor Justin Brooks, il ragazzo avrebbe potuto essere rilasciato prima, se solo la sua accusatrice avesse cambiato idea e ritrattato la sua versione in tempo.

Dopo la sentenza di proscioglimento, Brooks ha chiesto alla lega di concedere a Banks almeno una chance di diventare giocatore professionista, nonostante tutti gli anni perduti. Per motivi burocratici, il 26enne è tuttavia ancora in prova e deve indossare il braccialetto elettronico; la prossima cosa da fare per lui, ha dichiarato il professor Brooks, sarà richiederne la rimozione. All'uscita dal tribunale, Banks indossava una t-shirt con scritto Innocent; tutti i suoi parenti e amici lo hanno imitato per riconoscergli solidarietà.

Wanetta Gibson aveva accusato Brian Banks di rapimento e stupro; nonostante ci fossero diverse inconsistenze nella versione della Gibson, ad esempio l'aver riferito ad alcuni che la violenza si era consumata nell’ascensore della scuola e ad altri sulle scale, il ragazzo è stato condannato da una giuria prevalentemente femminile a scontare cinque anni e due mesi di carcere.

Fonte

Vaginate: arretrati di aprile-maggio 2012

Vorremmo analizzare alcuni casi di omicidio occorsi negli ultimi mesi.

C'è il caso di Maryana Kaminska, la ventenne condannata a 4 anni (16 aprile 2012) per aver ammazzato il fidanzato con un colpo di coltello al cuore; secondo la Procura il gesto sarebbe stato di natura difensiva, perché la coltellata non è stata inferta dall'alto verso il basso ma seguendo una traiettoria orizzontale, come se il coltello, testuali parole della perizia, fosse stato usato come scudo difensivo contro il fidanzato violento (fonte). Ed è proprio per questa magnanimità degli inquirenti che la signorina è stata liberata dopo tre settimane di arresto preventivo; ora si trova tranquillamente a casa, perché si sa condanne sotto i 4 anni non si scontano, al massimo c'è l'affidamento in prova ai servizi sociali. Si rilevano in questo caso due costanti spesso presenti in questo genere di avvenimenti: l'uso di un'arma da taglio come strumento di difesa, e la puntuale criminalizzazione della vittima maschile, che essendo deceduta non può difendere la propria onorabilità.

Citiamo (10 maggio 2012) poi la condanna a 10 mesi per concorso in omicidio (mesi, non anni, nessun errore di battitura: sembra incredibile ma è così) di Stefania Citterio, della quale vi avevamo già parlato. Il fratello naturalmente non essendo vaginadotato è stato condannato a 14 anni; lui andrà a far compagnia a quell'altro che era stato punito con 16 anni in rito abbreviato. Non si conoscono le motivazioni della sentenza, ma la Siciliano, pm dell'inchiesta, ha rilevato "lo straordinario equilibrio manifestato dal tribunale in un processo molto difficile" (anche perché caratterizzato da un clima di omertà da parte dei testimoni, intimoriti dalle minacce inflitte dal Ciavarella e dalla stessa Citterio prima dei rispettivi arresti). L'assassina è stata così liberata anche dagli arresti domiciliari a cui era stata sottoposta in precedenza. Ringraziamo la stampa quantomeno per non aver criminalizzato il povero tassista rimasto ucciso (ma questo forse perché nell'omicidio erano coinvolte due persone di sesso maschile che andavano assolutamente messe alla gogna).

Infine, dulcis in fundo (17 maggio 2012), l'assoluzione della criminale anonima che ha ucciso il marito dopo avergli stretto i testicoli e sfondato l'intestino con un tubo di marmo. Per lei niente carcere, solo un'imputazione per omicidio preterintenzionale in quanto secondo i Carabinieri non può inquinare le prove. Anche qui si rileva la criminalizzazione dell'elemento di sesso maschile: "si era trasformato in un’altra persona [...] rientrava a casa ubriaco [...] aveva tradito la moglie con una prostituta".

Per le vaginate di giugno, si consulti il topic che abbiamo aperto sul nostro forum.

sabato 7 luglio 2012

Motti femministi

Ontologia

The male is completely egocentric, trapped inside himself, incapable of empathising or identifying with others, of love, friendship, affection or tenderness [...] His responses are entirely visceral, not cerebral; his intelligence is a mere tool in the service of his drives and needs [...] he can't relate to anything other than his own physical sensations (Il maschio è completamente egocentrico, intrappolato dentro sé stesso, incapace di enfatizzare o identificarsi con gli altri, di amore, amicizia, affetto o tenerezza [...] le sue risposte sono totalmente viscerali, non cerebrali; la sua intelligenza è un mero strumento al servizio dei suoi bisogni e delle sue necessità [...] è incapace di relazionarsi a nient'altro che alle sue sensazioni fisiche) Valerie Solanas

Ruolo sociale

Gli uomini lo sanno benissimo: se si valuta per meriti e competenze vincono le donne. Gli uomini sono ormai un genere esausto

Anna Finocchiaro

Una delle cose che ho imparato dalla politica è che gli uomini sono un genere non ragionante e non ragionevole

Margaret Thatcher

Violenza sessuale

If a woman did falsely accuse a male of rape, she may have had reasons to. Maybe she wasn't raped, but he clearly violated her in some way (Se una donna ha falsamente accusato un maschio di stupro, significa che ha avuto ragioni per farlo. Forse non è stata realmente violentata, ma lui l'ha chiaramente violata in qualche maniera) Ginny

Males who are unjustly accused can sometimes gain from the experience (I maschi ingiustamente accusati di stupro possono comunque imparare dall'esperienza) Catherine Comins

lunedì 2 luglio 2012

Due domande ai sostenitori di Julija Tymošenko

Jurij Lucenko, in alto, e Julija Tymošenko,
in basso, a processo dopo i rispettivi
arresti. La differenza di trattamento è
evidente: lui segregato come un animale, lei
libera con tanto di iPad
Riportiamo alcune domande che vorremmo sottoporre a chi ritiene l'attuale governo ucraino un regime liberticida
  • Perché dopo l'arresto e la condanna di Jurij Lucenko, ex-ministro del governo Tymošenko, non c'è stata alcuna mobilitazione mentre dopo il fermo della "lady di ferro" si sono attivati Unione Europea, ONU, Amnesty International, associazioni femministe e umanitarie assortite per chiedere la sua liberazione e stigmatizzare il procedimento ai suoi danni come politico? Perché questa differenza di interesse? Forse è vero il detto secondo cui "tira più un pelo di figa che un carro di buoi"?
  • Sulla base di quali considerazioni ritenete che la condanna alla Tymošenko sia dettata da motivazioni politiche e orchestrata dai suoi avversari? Avete prove, avete letto il dispositivo della sentenza? Se si, potreste farlo avere anche a noi, in modo che possiamo valutare?