domenica 19 febbraio 2012

Aveva spedito in carcere sette ragazzi con una falsa accusa di violenza, indagata

In data 10 febbraio la polizia di Macon (Georgia, contea di Bibb) ha riferito di aver stralciato la posizione di sette ragazzi indagati per stupro nei confronti di una 16enne, rimasta anonima. Quattro di questi sono stati identificati dalla stampa e tenuti in carcere presso la Bibb County Jail in quanto maggiorenni o trattabili come tali: si tratta di Greg L. Watkins, 17 anni, Antonio Deaundry Jackson, 18 anni, Jimmie Lee McKnight, 17 anni, e Ashley J. Clark, 17 anni. Erano stati arrestati in data 23 gennaio, dunque hanno dovuto subire 19 giorni di detenzione preventiva. Gli altri tre erano due 15eeni e un 14enne. Il tutto si è svolto nel contesto della Northeast High School.

L'adolescente semplicemente ha ammesso alle autorità di aver mentito: il rapporto è stato consensuale. Altre evidenze rilevate dalla polizia supportano questa versione. La 16enne è stata incriminata as juvenile (con le attenuanti previste per i minorenni quindi) per false dichiarazioni.

sabato 18 febbraio 2012

La ragazzina fa sesso con il suo boy nel bagno della scuola, lui sospeso per un giorno lei per quattro

Una certa Mary, titolare di un blog dal nome Comunicazione di Genere (che poi si è scoperto essere una malriuscita clonazione di un altro sito, l'originale Comunicazione di Genere), ha scoperto che oggi il preside di una scuola del vicentino ha sospeso due ragazzi, un maschio e una femmina, dopo che essi sono stati scoperti a a fare sesso nel bagno degli uomini. Al ragazzo è toccato un giorno di sospensione, alla ragazza quattro (permalink). Come c'era da aspettarsi, subito si sono aperte le fogne
non è equo dare, come è stato fatto, una punizione diversa ai due ragazzi: in sostanza alla studentessa è stata data una punizione più dura di 4 volte rispetto allo studente, e questo è veramente assurdo anche perché sembra porre l'accento, più che sul luogo in cui il fatto è avvenuto, ovvero il bagno dei ragazzi, sul fatto che sia una donna
è il commento di un tale Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell'Udu. In casi come questi in cui la donna, per un motivo o per un altro, viene penalizzata di più, è naturale che subito si urli al sessismo e alla discriminazione: è una sorta di somatizzazione di decenni e decenni di scenate uterine sulle questioni più disparate. Qualche persona più razionale ha fatto notare che probabilmente alla base della disparità di trattamento esistevano pregressi della ragazza in materia di infrazioni.

Quello che vorremmo far notare qui è la disparità di comunicazione quando accadono queste cose e quando invece succedono fatti come il seguente (clicca sull'immagine per ingrandire)


si tratta di un articolo a caso pescato dal web, una vaginata come tante. Banda di spacciatori composta da quattro uomini e tre donne, gli uomini tutti in carcere e le donne tutte ai domiciliari. In casi come questo, come è possibile notare, non si indigna nessuno. Chissà come mai.

mercoledì 15 febbraio 2012

Misure per donne. Monta la mistificazione sul sito delle copiatrici

Le nostre sorelline clonatrici stanno rosicando per il fatto che (finalmente diciamo noi) una donna è stata lasciata in carcere per i suoi crimini: si veda http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/02/15/misure-per-donne/. Il fatto in oggetto è quello di Fiorella Fior, la 57enne accusata di aver ammazzato il fidanzato Carlo Feltrin con una coltellata al cuore. Davanti al GIP la donna ha fatto scena muta, ma secondo la difesa la Fior sarebbe stata oggetto di ripetuti maltrattamenti da parte del Feltrin che l'avrebbe malmenata anche in quella occasione, da cui la richiesta di derubricazione del reato da omicidio volontario a eccesso di legittima difesa. Ipotesi rigettata dal giudice che evidentemente l'ha ritenuta insussistente, anche per via del fatto che la donna è stata ritrovata ubriaca dopo il delitto e che ha telefonato ad un amico dichiarando testualmente di aver «fatto un casino».

Il fatto che esistano giudici che non si lasciano abbindolare dalla storiella della povera donna abusata, storiella che compare immancabilmente tutte le volte che una femmina uccide un maschio, molto probabilmente dà molto fastidio alle nostre amiche, che già da tempo si fanno portatrici di una campagna finalizzata all'eliminazione delle carceri femminili. «Le donne non possono commettere reati di natura violenta, dunque le prigioni femminili non hanno senso di esistere» sostengono «quelle che si macchiano di reati di altra natura dovrebbero essere inserite in programmi rieducativi, non messe in carcere». Insomma, secondo loro il carcere sarebbe solo per gli uomini, in quanto solamente loro possono commettere reati di natura violenta; è chiaro allora che ogni volta che accadono episodi come questo, onde preservare il sacro principio della "donna angelo", bisogna assolutamente scaricare la colpa della violenza sul maschio più prossimo. Nel caso in esame, nel morto ammazzato (il vantaggio risiede nel fatto che lui ormai non si può difendere, per cui lo si può diffamare impunemente).

Secondo la difesa, la donna avrebbe colpito il convivente con la prima cosa che le è capitata a tiro: quella cosa che capita a tiro delle donne maltrattate stranamente è sempre un coltello. Sempre secondo la difesa, la Fior avrebbe voluto solo mettere fine alle violenze del compagno che la stava picchiando; colpendolo diretto al cuore con un coltello. A supporto di tale tesi, ematomi che la 57enne avrebbe riportato a seguito della collusione e che secondo le nostre sorelle non sono da imputare ad un disperato tentativo di difesa da parte del Feltrin, ma ai maltrattamenti che questi riservava alla sua metà. Naturalmente, come al solito, l'imperativo è far passare l'uomo per violento e la donna come vittima.

Analizziamo in dettaglio il pezzo in oggetto: si inizia con la solita mistificazione sulla recente sentenza della Cassazione facendo passare il messaggio che agli stupratori vengono concessi i domiciliari e alle donne assassine no. Ok. Al di là del fatto che nel caso di stupro come ben sappiamo ormai, sentenza della Cassazione o no, basta la denuncia di una donna per far scattare automaticamente il carcere per l'accusato anche se poi viene riconosciuto innocente alla fine (dunque figuriamoci per gli stupratori veri ai quali si contestano prove indiziarie più o meno solide), il motivo per cui in questo caso è stato disposto il carcere è che si tratta di un omicidio volontario, per il quale sussiste quasi automaticamente il rischio di reiterazione. Dunque c'è poco da fare le vittime, stiamo pur sempre parlando del reato più grave che si possa immaginare. Dopodiché si passa a dichiarare, a quanto ci pare di capire, che la disparità di trattamento tra uomini e donne per quanto concerne la carcerazione (se ne parla ad esempio qui) dovrebbe essere applicata come compensazione della violenza che le donne subiscono dagli uomini. Cioè secondo loro la Fior avrebbe dovuto essere liberata in quanto rappresentante di un sesso che "subisce" e che quindi non può essere trattato allo stesso modo dell'altro. Non siamo sicuri che l'interpretazione sia giusta (forse le nostre sorelline con molta poca originalità potrebbero spiegarsi un po' meglio sul forum o qui sotto), ma in caso lo fosse anticipiamo subito che noi personalmente non siamo d'accordo. Se si pretende la parità, la si deve pretendere in ogni ambito, nel bene e nel male, nei diritti ma anche nei doveri, nelle gratificazioni come nelle punizioni.

venerdì 10 febbraio 2012

Un anno e mezzo di carcere per abusi inventati dalla madre del bambino, assolto

9 febbraio 2012 — I giudici della seconda sezione penale del tribunale di Pisa hanno assolto un 55enne assicuratore di Pontedera ed ex politico di Montopoli Valdarno, dalle accuse di pedofilia. Secondo i magistrati, “il fatto non sussiste”.

L'uomo era stato accusato dalla madre del bambino che avrebbe, secondo la sua versione, subito gli abusi in un parco giochi di San Romano verso la fine del 2008. Dopo un accenno di indagine sono scattati gli arresti prima presso il penitenziario Don Bosco di Pisa, poi nella sezione pedofili della Casa Circondariale di Prato. In totale il presunto abusatore ha scontato un anno e mezzo di carcere preventivo.

Nel corso degli anni l'assicuratore era stato scagionato dalle accuse di sequestro di persona e violenza sessuale: nello specifico, il processo che si è tenuto lo vedeva imputato solo per molestie.

Adesso il 55enne sta valutando l'ipotesi di chiedere i danni per l'ingiusta detenzione.

Fonte

venerdì 3 febbraio 2012

La legge su due binari, quando a pagare sono solo le persone di sesso maschile

Il sistema giudiziario vaginocratico che caratterizza le democrazie occidentali e basato sulla deresponsabilizzazione della donna in tutti gli ambiti, in particolar modo quello penale, rischia di far passare il messaggio secondo cui «se sei femmina, ti puoi permettere ogni tipo di crimine, tanto pagano gli uomini al posto tuo». Questo è quanto si manifesta ogni giorno nelle centrali di polizia, nelle stanze delle Procure, nelle aule di Tribunale: la donna è vista come un essere totalmente irresponsabile, nel senso che non deve rispondere mai delle proprie azioni. Ciò è in palese contraddizione con le pretese femministe che vorrebbero la donna ad occupare tutte le posizioni di comando, ed è molto pericoloso perché fa venir meno la funzione deterrente della Giustizia per una particolare categoria che rischia così di diventare una sorta di potente lobby criminale o addirittura una seconda Mafia. A esemplificazione di quanto sin qui affermato, riportiamo un articolo di ieri riguardante gli arresti di un gruppo di spacciatori, quattro uomini e una donna


come avviene di frequente, anzi diciamo pure quasi sempre quando in attività criminose sono coinvolte persone di sesso femminile, gli uomini sono stati messi tutti in carcere mentre all'unica donna sono stati concessi i domiciliari. Si noti anche che il Pubblico Ministero in questo caso è un'altra donna, la dottoressa Mariangela Magariello. Il fatto è che un caso, due, tre possono non significare niente: ma qui siamo di fronte ad una sistematica applicazione differenziata della legge, come si evince da questi esempi, questi altri e anche da questo più recente che non abbiamo avuto il tempo di pubblicare prima (vedi la fonte)


altri fatti più specifici e illuminanti si possono reperire nella categoria "Sessismo giudiziario" su questo blog e sugli altri due (“False accuse” e “Sessismo giudiziario”). Insomma, i fatti parlano da sé, non c'è tanto bisogno di commentare ulteriormente.

giovedì 2 febbraio 2012

No al carcere obbligatorio per chi è in attesa di essere processato per stupro. Insorgono le femministe

La Cassazione ha recepito la sentenza della Corte Costituzionale che abrogava il carcere obbligatorio per gli accusati di violenza sessuale contenuto nel decreto Maroni-Carfagna. Da oggi, chi è imputato in un procedimento per stupro di gruppo (gang rape) potrà godere, qualora lo richiedano i fatti specifici (in pratica, secondo la consuetudine, assenza di gravi evidenze di colpevolezza), di misure cautelari alternative al carcere: arresti domiciliari, divieto di dimora o libertà completa. Il provvedimento rende giustizia a tutti coloro che vengono querelati ma nei confronti dei quali esistono solo prove contraddittorie; per loro, fino ad adesso era obbligatorio il carcere preventivo.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Secondo la Mussolini, che evidentemente non ha ben chiara la differenza tra custodia cautelare e espiazione della pena, «una donna che vede negato il carcere per i suoi carnefici» subirebbe «una seconda violenza». In effetti è proprio sulla confusione e sull'ignoranza della gente che non distingue i due livelli di giudizio che si è basata fino ad oggi la propaganda femminista secondo cui "chi stupra si fa due mesi di carcere e poi è fuori"; la realtà è che è possibile evitare temporaneamente il carcere cautelare ma, se si viene condannati, le pene da scontare dopo il processo sono comunque pesanti. Non ci pare un concetto difficile da comprendere. Eppure la Carfagna, che come si apprende da Wikipedia è laureata con 110 e lode in Giurisprudenza, continua sulla stessa linea affermando che «le aggravanti per i reati di violenza sessuale furono introdotte proprio per evitare lo scempio della condanna senza un giorno di carcere per chi commette un reato grave come questo»; in realtà con la sentenza della Corte Costituzionale le aggravanti, che intervengono in sede di giudizio, non c'entrano una beata minchia. E la Carfagna dovrebbe sapere che per il reato di stupro la pena minima è di cinque anni, per cui in caso di condanna il carcere è assicurato.

Ci dice Rita Guma, Presidente dell'Osservatorio sulla legalità e sui diritti Onlus «varie voci, anche di personaggi considerati autorevoli, si sono sollevate contro la sentenza della Cassazione che, recependo l'istanza della Corte Costituzionale e in particolare quanto disposto all'articolo 3 della Costituzione, ha stabilito che quella in carcere non è l'unica misura cautelare possibile per gli accusati di violenza di gruppo. Si badi bene, la sentenza non dice che chi è riconosciuto colpevole con sentenza definitiva non debba andare in carcere, né che per chi è imputato di tale reato non debba essere disposta alcuna limitazione della libertà, ma solamente che per gli accusati di stupro di gruppo possono essere disposte misure alternative al carcere, quali gli arresti domiciliari; naturalmente se sussistono gravi indizi e il pericolo di inquinamento probatorio, fuga o reiterazione potrà ancora essere disposto il carcere cautelare [...] Per capire la sentenza, occorre immaginare di essere uno dei tanti accusati che ingiustamente sono stati tenuti in prigione prima di essere completamente scagionati (con prove certe, come quella del DNA), visto che spesso le prove nei casi di stupro sono solo testimoniali».

Esempi di mistificazione feminazista e vittimismo li potete trovare qui http://www.giornalettismo.com/archives/195932/chi-stupra-in-branco-non-va-in-carcere-2/ (si noti il titolo altisonante “Chi stupra in branco non va in carcere”) e qui http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/02/02/sentenza-se-stupri-in-branco-ti-tocca-una-vacanza-premio/ (“Sentenza: se stupri in branco ti tocca una vacanza premio!”).

Fonte

Approfondimenti

mercoledì 1 febbraio 2012

New York: accusa un uomo di molestie sessuali, sbugiardata dal video di sorveglianza

La foto segnaletica di Until al momento dell'arresto
23 gennaio 2012, New York — Una 25enne di Milwaukee che aveva accusato un uomo di Port Washington dichiarando alla polizia di essere stata violentata rischia di essere incriminata a sua volta per aver ostacolato il corso della giustizia. La denuncia infatti è stata appurata come falsa.

Melissa Goldbach ha riferito alle autorità di aver incontrato Jeremy Until, 25 anni, nel parcheggio di Culver. Stando alle sue affermazioni, la donna sarebbe stata aggredita alle spalle da Until mentre faceva salire il figlio sul SUV dell'uomo. Tornata nel parcheggio più tardi quel giorno per riprendersi il bambino, Until con un inganno l'avrebbe gettata nel vano posteriore dell'auto chiudendola dentro. La Goldbach ha anche sostenuto che il 25enne l'avrebbe spesso molestata toccandole i genitali.

A seguito della querela, la polizia ha prontamente arrestato Until, che ha inutilmente ribattuto di aver solamente avuto un rapporto consensuale con la donna. Riportiamo l'articolo redatto dal PortWashington-SaukvillePatch in occasione dell'arresto (è stata pubblicata anche la foto segnaletica dell'accusato oltre al nome e all'indirizzo)
Un 25enne di Port Washington è accusato di aver molestato sessualmente una donna con la quale ha avuto un bambino nel parcheggio di un negozio di Mequon.
Jeremy Until, 1068 Wesport Dr., è stato incriminato mercoledì dalla Corte di Ozaukee per molestie sessuali di terzo grado e sequestro di persona. Se condannato, rischia fino a 26 anni di reclusione e una multa di 60mila dollari.
[...]
Until è attualmente detenuto presso il carcere distrettuale di Ozaukee.
solo in seguito, dopo aver visionato un video di sorveglianza, la Goldbach ha ammesso di essersi inventata tutto. Se condannata, rischia un massimo di 9 mesi di reclusione e una multa di non più di 9mila dollari.