martedì 31 gennaio 2012

Fa uccidere il marito per l’affidamento dei figli, processata


Philadelphia — Non voleva impelagarsi in costose battaglie giudiziarie per l'affidamento dei figli, così la 35enne Morgan Mengel ha deciso di assoldare l'amante per far fuori il consorte continua...

lunedì 30 gennaio 2012

Scaricata dal fidanzato, lo fa arrestare per ripicca dichiarando il falso: non sarà perseguita

Adelaide (Australia) — Lui l'aveva scaricata, e lei per ripicca l'ha denunciato per stupro. Warren Clark ha perso il lavoro ed è rimasto in carcere 10 ore prima che la verità venisse a galla. Le conseguenze per la calunniatrice? Nessuna continua...

Già ai domiciliari la maestra d’asilo che faceva mangiare il vomito ai bambini

È già ai domiciliari Laura Papa, la maestra accusata di maltrattamenti sui bambini di un asilo di Anfo; la giudice Maria Paola Borio ha infatti accolto la richiesta della Procura di ammettere la donna al regime degli arresti in casa continua...

sabato 28 gennaio 2012

Accusa un uomo di stupro, ma era tutta una menzogna: condannata

Cambridge — Aveva falsamente accusato di violenza sessuale un uomo che aveva conosciuto sul bus solo perché lui non era riuscito a ricordarsi il suo nome quando l'ebbe poi nuovamente incontrato in un pub. Oggi una giuria l'ha riconosciuta colpevole di aver deviato il corso della giustizia continua...

Fonte

Stilato il rapporto CEDAW: come insegnare alle donne a fare le vittime sempre e comunque

È stato pubblicato ieri il rapporto di Rashida Manjoo, relatrice dell’ONU sulla cosiddetta questione della “violenza di genere” (CEDAW), riguardante il trattamento che verrebbe riservato alle detenute nelle carceri italiane. Secondo la Manjoo le donne nelle prigioni nostrane avrebbero «difficoltà di accesso alle opportunità di studio e lavoro, difficoltà riconducibili alla mancanza di risorse e alle pratiche discriminatorie poste in essere dal personale delle strutture carcerarie [cioè dagli agenti di polizia penitenziaria, anche se non è specificato come l’azione di questi ultimi possa essere correlata alle pratiche di ammissione a tali risorse che, ricordiamolo, sono regolate dai Tribunali di sorveglianza ndr]».

Ed è la discriminazione il punto chiave della relazione CEDAW, anche se in effetti non è ben chiaro rispetto a cosa o a chi vengano attuate queste «pratiche discriminatorie». L’inviata dell’ONU infatti prosegue sostenendo come vi sia «disparità di trattamento da parte di alcuni giudici di sorveglianza nel riesame delle sentenze per la scarcerazione anticipata delle detenute che soddisfano i requisiti per misure alternative al carcere» e pure una «applicazione incoerente della legge sull’affidamento in comunità o sulla destinazione agli arresti domiciliari». Ricordiamo a questo proposito che in Italia vige una norma (Art. 275, comma IV, c.p.p.) che vieta la custodia in carcere per le donne con figli al di sotto dei 6 anni (e non dei tre come afferma anacronisticamente la Manjoo, per via di un emendamento approvato dalla Camera l’8 marzo 2011) a meno che non sussistano esigenze di particolare gravità; ed è probabilmente su questo punto che si scatena l’indignazione di simili associazioni, in quanto in alcuni casi a criminali plurirecidive accusate di reati particolarmente gravi (associazione mafiosa, omicidio, sequestro di persona e così via) non vengono concesse misure alternative al carcere anche se madri di piccoli con età inferiore ai sei anni. Va detto comunque che nella stragrande maggioranza dei casi invece il giudice concede l’attenuazione della detenzione. Un esempio recente ci è fornito dal caso di Stefania Citterio, accusata dell’omicidio di un tassista e scarcerata dopo pochi mesi dall’ICAM in cui alloggiava in quanto in attesa di processo con figli piccoli a carico, o quello di Suela Arifaj, che invece in carcere non ci ha messo piede per lo stesso motivo; i compagni delle due donne, accusati rispettivamente dei medesimi reati, sono al contrario rimasti in carcere visto che la succitata normativa non si estende ai padri.

Infine, la commissaria dell’ONU boccia l’ipotesi che le donne possano tenere con sé i figli in carcere in sede di espiazione della pena (nonostante la legge Finocchiaro preveda, al solito per le donne con figli al di sotto dei 6 anni, lo storno di due terzi della condanna) sostenendo che in questi casi è assolutamente necessario ricorrere al trasferimento in strutture apposite, quali le case famiglia.

Fonte

venerdì 27 gennaio 2012

La fidanzata si inventa lo stupro, libero dopo 8 mesi di carcere

Legnano, 16 gennaio 2012 — Dopo quattordici mesi di reclusione è tornato in libertà Salvatore Bonito, assolto con formula piena dai reati di tentato stupro e aggressione a mano armata ai danni della convivente Antonella Pedalino, che aveva deciso di accusarlo falsamente il 24 novembre 2010 ma che si è platealmente contraddetta in tribunale continua...

Fonte

giovedì 26 gennaio 2012

Laura Donati e Elisabetta Meyer, le giudici con un'agenda tutta particolare

Vorremmo fare qualche considerazione sull'operato della giudice Laura Donati, di Verona. Questa giudice è salita agli onori della cronaca in relazione ad un fatto accaduto a Bussolengo: una donna avrebbe sequestrato per cinque anni il marito tenendolo chiuso in cantina, esponendolo a sistematici maltrattamenti e angherie di vario tipo e accogliendo nel frattempo gli amanti. Solo dopo l'ultima lite, in cui l'uomo ha riportato ferite e escoriazioni, è scattata la denuncia che alla fine è arrivata sul tavolo di questa giudice. C'è appena bisogno di dire che a parti invertite sarebbe scattato l'arresto in carcere con l'accusa di sequestro di persona, lesioni personali e vari altri reati assortiti: in questo caso invece la donna è stata solo indagata per maltrattamenti, reato che prevede la pena della reclusione da uno a cinque anni. Oltre ad essere rimasta libera di continuare a seviziare il coniuge, a questa signora la Donati ha concesso pure la perizia psichiatrica, allo scopo di verificare se sussistessero i presupposti per il rinvio a giudizio: insomma, l'obiettivo è palese, far passare la donna per pazza onde evitarle di comparire in tribunale e permetterle di proseguire la propria condotta ai danni del marito. Quando mai è stata accordata la perizia psichiatrica ad un uomo che ha dato anche solo uno schiaffo alla moglie? A noi non risulta alcun caso.

La Donati dicevamo. In data 18 gennaio 2012 questo notevole esempio di imparzialità ha confermato il carcere per due tunisini accusati di spaccio e ha rimesso in libertà le ragazze di questi ultimi che erano state arrestate insieme a loro. Questo è uno dei tanti esempi che confermano come il GIP di Verona si applichi con impegno a tenere in galera gli uomini e lasciare in libertà le sue sodali criminali.

Per quanto riguarda Elisabetta Meyer, GUP di Milano nota per aver tenuto in carcere, negando svariate volte le istanze di attenuazione della misura, Lele Mora (che ha anche tentato di suicidarsi), Franco Nicoli Cristiani, il funzionario Giuseppe Rotondaro e l'imprenditore Pierluca Locatelli, stranamente è stata molto più magnanima per la moglie di quest'ultimo, firmando per lei solo gli arresti domiciliari (21 dicembre 2011) e liberandola addirittura qualche giorno dopo (il 27 dicembre). Insomma, l'agenda è sempre la medesima: lasciare gli uomini in galera a marcire per anni e le donne fuori a spassarsela con i proventi delle loro attività criminose (ad esempio la figlia di Lele Mora che, accusata dello stesso reato del padre, sempre molto stranamente non è risultata destinataria di alcuna misura cautelare).

Fonti

lunedì 2 gennaio 2012

Fanatismo e mistificazione su Facebook, gruppi di esaltati inneggiano al linciaggio mediatico del sesso maschile

Vi vorremmo qui segnalare la presenza sulla rete di siti e blog inneggianti all'odio di genere e diffusori di notizie altamente strumentalizzate e mistificate, nonché di vere e proprie menzogne.

Il primo sul quale vogliamo richiamare la vostra attenzione è quello gestito da una certa Maddalena Celano, nota per essere l'autrice di post come quello in cui si scaglia letteralmente contro il giudice colpevole a suo dire di aver scarcerato quelli che lei ritiene essere senza ombra di dubbio gli stupratori della romena che ha denunciato, lo scorso 29 marzo, di essere stata rapita e violentata sotto il tiro di una pistola (dal suo blog, http://iskra.over-blog.net/article-doppia-violenza-il-giudice-con-i-mafiosi-stupratori-contro-la-donna-violentata-70742080.html). Il fatto se ricorderete riguardava quattro uomini che erano stati arrestati dalla polizia dopo che la donna si era presentata in caserma a raccontare l'accaduto: il GIP ha tuttavia deciso di liberare i presunti aggressori in quanto, come riferisce TgCom "le dichiarazioni fatte dalla giovane rumena sono risultate contraddittorie, lacunose, smentite da quanto riferito da sua madre e da suo fratello, e la ricostruzione poco verosimile anche perché la donna sarebbe stata rapita a Torino, condotta a Bari e poi lasciata sulla spiaggia di Metaponto, tutto nella stessa giornata" (leggi l'articolo). Noi non sappiamo sulla base di cosa questa femminista sia così certa della colpevolezza di persone che sono state ritenute non colpevoli, al di là di ogni ragionevole dubbio, da un magistrato in possesso di tutte le risultanze investigative e quindi di sicuro con maggior cognizione di causa rispetto a lei che si è limitata a leggere la notizia sul giornale del mattino; notiamo però che quando ad essere falsamente accusata è una donna, la Celano non esita a cambiare radicalmente il proprio punto di vista


la notizia in oggetto è riportata sul sito dell'AMI (leggi l'articolo) e ci racconta come il padre di quattro fratelli romani sia stato riconosciuto colpevole di averli plagiati e convinti a diffamare la loro madre ed ex-compagna dell'uomo incolpandola di abusi sessuali. In questo caso, come potete vedere, a subire la calunnia è stata una donna: noi, che ci occupiamo di documentare i casi di falsa violenza, condanniamo a prescindere questi biechi atti di ritorsione coniugale, sia che provengano da una donna che provengano da un uomo (ma non ci esimiamo dal far notare che lui è stato condannato a un anno e mezzo di carcere mentre alle calunniatrici in genere vengono comminate pene ridicole con la sospensione condizionale). Ma questo non vale per i fanatici, a quanto pare. La Celano ad esempio, passa dal definire "difensore di mafiosi e stupratori" un giudice che ha riconosciuto l'innocenza di quattro uomini ingiustamente accusati di violenza sessuale ad applaudire una sentenza in cui invece si sancisce l'innocenza di una donna diffamata, affermando che in quel caso la falsità dell'accusa era "vera e autentica"; perché il compagno di questa donna è da ritenersi un bugiardo mentre la rumena no? Quali criteri sono stati usati per modificare in maniera così radicale il proprio metro di giudizio? Che alla fine ad avere ragione è sempre e insindacabilmente la donna? Alla stessa domanda dovrebbero rispondere anche i fan di Marta Crotti in quanto nel loro sito viene ugualmente riportata la notizia (permalink)


insomma, si nega l'esistenza della PAS finché la subisce un uomo e la si riconosce improvvisamente quando a subirla invece è una donna. Molto coerente.

Siccome riteniamo questo un comportamento da fanatici e fondamentalisti, invitiamo tutti a segnalare al social network queste pagine, al fine di porle all'attenzione degli amministratori. Per segnalare, basta cliccare sul link "Segnala pagina" in basso a sinistra e selezionare poi l'opzione "Discorsi contenenti odio → Attacca in base a sesso od orientamento sessuale"


le pagine sono: NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE (pagina ufficiale bis) e Marta Crotti Fan Club Ufficiale Contro Pedofilia E Pas.