domenica 22 luglio 2012

Donne libere di uccidere

Non parleremo in questa sede della licenza di uccidere persone adulte, ma dell'altra, quella che permette alle donne in gravidanza di interrompere la vita di un nascituro. Perché è ormai assodato, la vita di un feto vale meno rispetto a quella di una persona formata e quindi è necessario fare i dovuti distinguo. L'argomento che portano avanti i fondamentalisti anticattolici e le femministe che li controllano è più o meno il seguente
Il feto fa parte del mio corpo, per cui ci posso fare quello che voglio. L'ho tenuto in gestazione io, per mesi e mesi, dunque se mi scoccio ho il diritto di tornare indietro
qualcuno sostiene che questo non sia affatto un discorso egoistico. Ma non è tanto questo il punto su cui volevamo premere.

La questione riguarda la palese disparità a cui sono sottoposti i due membri della coppia. Mentre la donna può scegliere di interrompere la gravidanza, il maschietto non può obbligare la consorte a farlo (perché il corpo è della donna e lo gestisce la donna); d'altra parte se la gestante non vuole dare al mondo un figlio e l'uomo si, vince insindacabilmente la volontà della prima. Se si accetta questo status giuridico, correttezza vorrebbe che nella situazione opposta, quando cioè è la donna a volere il figlio e il compagno no, debba essere garantita a quest'ultimo la facoltà di non riconoscere il nascituro, svincolandolo dal prendersene cura. Di fatto però la legge stabilisce che la madre può obbligare il padre al riconoscimento forzato e al mantenimento fino ai 18 anni. In sostanza, se si è d'accordo con l'aborto, bisognerebbe per logica permettere anche all'uomo di fare una scelta analoga: ma si sa che logica e femminismo sono concetti che non vanno molto d'accordo. Di fatto il femminismo si configura come un minestrone di istanze del tutto scoordinate e funzionali solo e unicamente a garantire alla donna il diritto (o meglio, il privilegio) di fare ciò che vuole, anche eventualmente a danno del maschio che come ci insegnano le nostre sorelle è da considerarsi solo come "dispensatore di godimento, sperma e soldi", "vibratore ambulante" e così via.

Si ringrazia la 27esima ora per l'ispirazione.

2 commenti:

  1. Aggiungi che se una donna richiede il test del DNA è l'uomo si rifiuta, il rifiuto viene riconosciuto come ammissione e riconoscimento automatico del figlio. Al contrario se è il padre a chiedere il test del DNA e la donna si rifiuta, non viete automaticamente riconosciuto che il figlio non è il suo.

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