domenica 11 marzo 2012

La lettera scarlatta del nuovo millennio

Non si fermano le contestazioni contro Strauss-Kahn: dopo la protesta delle Femen, è arrivata quella delle studentesse femministe di Cambridge, presso la cui Università DSK è stato invitato a tenere una lectio magistralis sulla crisi finanziaria. Alla manifestazione secondo la polizia avrebbero partecipato circa 200 persone. Una conferenza parallela è stata tenuta da Douglas Wigdor, l'avvocato della cameriera del Sofitel, invitato dal comitato per i diritti delle donne del sindacato studentesco dell'ateneo, contrario all'arrivo dell'ex presidente del FMI. Secondo le femministe, l'invito a DSK sarebbe derivato dalla sua «notorietà criminale» (è stato recentemente incarcerato e poi subito rilasciato in Francia per un non ben precisato favoreggiamento alla prostituzione), mentre per Wigdor l'atto di offrire a Strauss-Kahn «una piattaforma dalla quale esprimersi rappresenta un affronto a tutte le vittime di molestie sessuali». Striscioni e cartelli ostili come quelli che vedete nelle immagini dimostrano le conseguenze della menzogna feminazista: quando una donna decide di denunciare, anche se poi alla fine si scopre essere una bugiarda come nel caso della Diallo, la vittima delle accuse rimane marchiata. Non è la calunniatrice a finire su un ipotetica lista nera, no; anzi, lei continua a ricevere il supporto della folla in quanto "vittima". La società matriarcale ha voluto che sia sempre il maschio a subire l'onta perpetua ed essere "bollato" come stupratore a vita. Non bastano l'umiliazione delle manette, il carcere (DSK è rimasto sei giorni nell'inferno di Rikers Island, il penitenziario newyorkese dove vengono ospitati i peggiori criminali, veri o falsi che siano), la perdita di una posizione di prestigio e di ambizioni future; è necessaria l'infamazione sine die.
Si noti che quello che è successo a Strauss-Kahn può accadere a chiunque: la violenza sessuale è una fattispecie che non richiede virtualmente alcuna prova che non sia la parola della presunta martire. Solo le inconsistenze nella parola della "carceriera" possono salvare il malcapitato. Possiamo ritenere tuttavia che questo accada piuttosto sovente, visto che il 41% delle accuse di stupro vengono etichettate come fasulle. Ma cosa succede poi, dopo, al malcapitato, è quello che ci preoccupa maggiormente: è la condanna sociale il danno più pesante che egli deve subire. La calunniatrice, una volta accertate le menzogne, non si deve preoccupare di niente: continuerà a ricevere lo status di vittima e nessuno si sognerà anche solo lontanamente di indagare su di lei. Nessun procuratore si adopererebbe ad esempio a perseguire la Diallo, se vuole conservare il proprio posto: la pressione femminista è troppo forte. Certo, dovrà rinunciare al vitalizio e accontentarsi dei soli introiti derivanti dalle interviste a pagamento, ma non ci pare questa una grave ingiustizia, onestamente. Ma quella che è la vera vittima, invece, dovrà sopportare per l'intera esistenza ciò che il matriarcato ha disposto per lui in quanto essere geneticamente predisposto alla violenza. Strauss-Kahn insegna.

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