giovedì 26 gennaio 2012

Laura Donati e Elisabetta Meyer, le giudici con un'agenda tutta particolare

Vorremmo fare qualche considerazione sull'operato della giudice Laura Donati, di Verona. Questa giudice è salita agli onori della cronaca in relazione ad un fatto accaduto a Bussolengo: una donna avrebbe sequestrato per cinque anni il marito tenendolo chiuso in cantina, esponendolo a sistematici maltrattamenti e angherie di vario tipo e accogliendo nel frattempo gli amanti. Solo dopo l'ultima lite, in cui l'uomo ha riportato ferite e escoriazioni, è scattata la denuncia che alla fine è arrivata sul tavolo di questa giudice. C'è appena bisogno di dire che a parti invertite sarebbe scattato l'arresto in carcere con l'accusa di sequestro di persona, lesioni personali e vari altri reati assortiti: in questo caso invece la donna è stata solo indagata per maltrattamenti, reato che prevede la pena della reclusione da uno a cinque anni. Oltre ad essere rimasta libera di continuare a seviziare il coniuge, a questa signora la Donati ha concesso pure la perizia psichiatrica, allo scopo di verificare se sussistessero i presupposti per il rinvio a giudizio: insomma, l'obiettivo è palese, far passare la donna per pazza onde evitarle di comparire in tribunale e permetterle di proseguire la propria condotta ai danni del marito. Quando mai è stata accordata la perizia psichiatrica ad un uomo che ha dato anche solo uno schiaffo alla moglie? A noi non risulta alcun caso.

La Donati dicevamo. In data 18 gennaio 2012 questo notevole esempio di imparzialità ha confermato il carcere per due tunisini accusati di spaccio e ha rimesso in libertà le ragazze di questi ultimi che erano state arrestate insieme a loro. Questo è uno dei tanti esempi che confermano come il GIP di Verona si applichi con impegno a tenere in galera gli uomini e lasciare in libertà le sue sodali criminali.

Per quanto riguarda Elisabetta Meyer, GUP di Milano nota per aver tenuto in carcere, negando svariate volte le istanze di attenuazione della misura, Lele Mora (che ha anche tentato di suicidarsi), Franco Nicoli Cristiani, il funzionario Giuseppe Rotondaro e l'imprenditore Pierluca Locatelli, stranamente è stata molto più magnanima per la moglie di quest'ultimo, firmando per lei solo gli arresti domiciliari (21 dicembre 2011) e liberandola addirittura qualche giorno dopo (il 27 dicembre). Insomma, l'agenda è sempre la medesima: lasciare gli uomini in galera a marcire per anni e le donne fuori a spassarsela con i proventi delle loro attività criminose (ad esempio la figlia di Lele Mora che, accusata dello stesso reato del padre, sempre molto stranamente non è risultata destinataria di alcuna misura cautelare).

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