giovedì 21 luglio 2011

Assolti gli imputati del processo Basiglio

Sono stati tutti assolti i 5 imputati del processo svoltosi a Basiglio, nel milanese: il retroscena della vicenda lo trovate nel post che abbiamo pubblicato l'altro ieri su “Falsi abusi”. I criccaroli sono stati riconosciuti non colpevoli di tutte le imputazioni a loro carico. Una preside, Graziella Bonello, due maestre, Teresa Naso e Barbara Mazziotti, un'assistente sociale, Federica Micali, e uno psicologo, Luca Motta erano accusati a vario titolo di falso ideologico, falsa testimonianza e lesioni colpose. Molto probabilmente non ci sarà alcun ricorso né da parte della difesa né da parte dell'accusa rappresentata dal pm Pietro Forno; è stato lo stesso Forno del resto a richiedere le assoluzioni per i suoi congregati.


La madre dei due bambini che erano stati allontanati dalla famiglia per oltre due mesi e segregati nei centri CISMAI ha così commentato
Che schifo la legge italiana, queste persone hanno rovinato due bambini. Come si sono permessi? Certo che sono amareggiata, questo è uno schifo
noi non possiamo che darle ragione. A causa dell'incompetenza e della malafede di questi individui, il figlio maggiore ha riportato gravi traumi che molto probabilmente si porterà dietro tutta la vita.

Fonte: La Repubblica

venerdì 15 luglio 2011

Scarcerata Stefania Citterio, l'assassina del tassista pestato per un cane

Stefania Citterio, la donna che ha partecipato al pestaggio del tassista Luca Massari, in seguito deceduto per le ferite riportate, è già ai domiciliari in quanto madre di una bambina di un anno e mezzo. Il provvedimento preso dal GIP deriverebbe dalla legge 275 del cpp (comma IV) che vieta la custodia in carcere per le madri con figli al di sotto dei dieci anni nel caso non sussistano esigenze custodiali di particolare rilevanza. La Citterio soggiornava fino a stamani mattina presso l'Icam di Milano, luogo predestinato a tutte le mamme che sarebbero altrimenti costrette a rimanere in prigione (vuoi perché prive di domicilio, vuoi perché ritenute particolarmente pericolose) con i propri bambini: la legge italiana permette infatti alle donne con figli piccoli di decidere se tenerli con sé o meno, nel caso non sia possibile l'accesso a misure alternative al carcere. La giudice Stefania Donadeo ha invece disposto che il fratello Pietro, anche lui coinvolto nell'aggressione, rimanesse dentro, in quanto per lui sussisterebbero ancora gravi indizi di colpevolezza. Qualche giorno fa, il terzo componente della banda, Morris Ciavarella, è stato condannato a 16 anni di reclusione: anche lui è tuttora in carcere.

La legge Finocchiaro prevede che le madri con figli al di sotto dei dieci anni possano scontare i due terzi della pena agli arresti domiciliari. In pratica la Citterio, nell'ipotesi che anche lei venisse condannata a 16 anni e assumendo che non le vengano concessi ulteriori abbuoni, potrebbe espiare quasi 11 anni presso la propria abitazione: i rimanenti 5 sarebbero in parte già stati scontati in regime di custodia cautelare presso l'Icam (circa nove mesi), per cui ne rimarrebbero altri 4 che però rientrerebbero di diritto nel fine pena e che quindi darebbero di nuovo accesso ai domiciliari. Insomma, una sorta di paradosso Davigo al femminile.

martedì 12 luglio 2011

Parola al femminismo sulla vicenda Strauss-Kahn

Vorremmo dare qui voce anche all'altra campana, segnalando i vari commenti della sorellanza trovati sul web a proposito della vicenda Strauss-Kahn (scusate se non le linkiamo direttamente, ma non intendiamo assolutamente regalare page rank a queste menteccate bugiarde: per leggere i loro deliri e le loro menzogne, copiaincollate gli indirizzi sul vostro browser, oppure se vi fidate leggete qui le parti più salienti)
  • Femminismo a Sud http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/07/05/strauss-khan-e-la-puttana/

    Ed ecco tutti pendere dalle labbra degli avvocati difensori di questo individuo, che sono stati sguinzagliati, come avevano annunciato, per rintracciare ombre nella vita della denunciante e dio solo sa quante ombre potrebbe nascondere ciascuno di loro se solo qualcuno fosse “autorizzato” a fare razzia della loro vita mistificandola per dare torto o ragione a qualcuno.

    Compri, vendi, definisci il contesto e il contesto è che per sua ammissione quest’uomo ha consumato un rapporto e che lei l’ha chiamato stupro, lui lo ha chiamato rapporto consensuale.

    E agli uomini si crede per fede o per costruzione del quadro che dettaglia il privato della (presunta) stuprata.

    Roba vecchia quanto il cucco, alla ricerca del modo per criminalizzarla, sempre lei, la puttana, sgualdrina. Abiti da sgualdrina, vita sessuale tutt’altro che da suora. Tutto diventa una attenuante per gli avvocati americani che si impegnano allo stesso modo per difendere qualcuno dall’accusa di pedofilia (portando avanti strenuamente il dogma delle false accuse) o qualcun altro dall’accusa di stupro.

  • Il Blog di Marina Terragni http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2011/07/02/una-grandissima-str-a/

    Ma al momento di questa signora si sa solo che in passato ha detto alcune bugie, che ha degli amici poco raccomandabili, e che forse in albergo si prostituiva. Da questo non si deduce affatto che non sia stata violentata. Anche una bugiarda, una che ha amici non per bene e una prostituta subisce una violenza se costretta a un rapporto sessuale contro la sua volontà. E al momento la signora non ha ritrattato le sue accuse.

    Mettiamo il caso terribile che io, o una di voi che leggete subiamo una violenza sessuale. La difesa di colui che accusiamo andrà a frugare nelle nostre vite per scoprire se non vi sia qualcosa di storto, anche un piccolo problema con la giustizia, o una vita sessuale promiscua. Costituiranno tutti elementi per gettare discredito su di noi, e quindi rendere meno credibile la nostra accusa. Succede spesso, nei processi per violenza sessuale.

    Ma anche una che non conduce una vita esemplare può essere costretta a un rapporto sessuale contro la sua volontà. Anche una prostituta, una ladra o un’assassina.

  • Il Blog di Maddalena Celano http://iskra.over-blog.net/article-strauss-khan-in-scena-una-doppia-violenza-79210163.html

    Come avevamo già denunciato, la sporca campagna investigativa/spionistica, di stampa "spazzatura" per infangare e rendere non credibile la cameriera Ophelia, per farla passare in Tribunale da vittima a colpevole è partita con tutto il battage possibile.

    Se solo per una cena, di festeggiamento per la sua liberazione, lo stupratore DSK spende 700 dollari, quanto fiume di soldi si stanno spendendo per costruire questa "tela di ragno" intorno alla cameriera? Detto questo, anche se una parte di quello che scrive la stampa fosse vero, non cambia di una virgola la nostra denuncia verso Strauss-Kahn e il nostro sostegno ad Ophelia; perché non c'è uno stupro permesso a "determinate condizioni".

    Cosa è illegale? È questa scandagliare nella vita della donna che è illegale, sono gli uomini che lo fanno, gli avvocati che fanno carta straccia di ogni minima norma professionale, è certa stampa sempre "al servizio" dei potenti di turno, che dovrebbero, in una società minimamente civile, essere fermati e arrestati.

    Cosa è poi scandaloso? Le vie a volte "non limpide" che una donna immigrata cerca di trovare per vivere? O una vita, quella di Strauss-Kahn da "stupratore seriale" (ora un'altra donna/giornalista lo sta denunciando), volgarmente ed ostentatamente ricco (anche gli arresti domiciliari li ha trascorsi in un appartamento dei più lussuosi) e impunito, che, si meraviglia di questo processo perché il suo "potere" finora gli ha permesso di fare quello che voleva?

    Il giudizio, sarebbe semplice, ma... il suo metro è dato da questa società capitalista/maschilista...

    Il processo non deve finire in un nulla per DSK! E la voce e la protesta delle donne, delle cameriere deve tornare a farsi sentire. Ora la sua condanna, oltre che giustissima, è doppiamente necessaria per denunciare un potere schifosamente arrogante e impunibile.

le femministe come vedete contestano fondamentalmente il fatto che Ophelia sia passata da vittima a imputata. Il che razionalmente appare ovvio per una che ha deliberatamente mentito di essere stata violentata, ma che emotivamente ha tutt'altro significato: grazie alla retorica infarcita di vittimismo del femminismo odierno, questo appare agli occhi del lettore sprovveduto come un ribaltamento indotto da una fantasmagorica società patriarcale che gioca tutte le carte possibili pur di screditare la vittima femminile dell'abuso, facendo emergere punti oscuri nel suo passato. Come abbiamo fatto notare altrove tuttavia, non è stato solo il background di bugie e rapporti con oscure organizzazioni internazionali dedite al traffico di droga a far dubitare della credibilità della cameriera, ma anche e soprattutto vere e proprie incoerenze nella versione fornita.

In realtà, quello che fa scatenare l'isteria delle nostre sorelline è il fatto che la polizia si permetta di interrogare la presunta vittima per verificare la consistenza del suo racconto. A loro non basta che l'indagato venga arrestato e umiliato non appena una loro collega si presenta alla polizia frignando di essere stata violentata; non basta che l'imputato venga condannato a svariati decenni di carcere qualora la versione dell'accusatrice presenti coerenza interna (nel senso che non sia auto-contraddittoria) e esterna (non sia smentita da evidenze oggettive quali registrazioni audio o video). No. A loro non basta l'inversione dell'onere della prova, ottenuto dopo anni e anni di scenate uterine. Loro pretendono che la denunciante debba mantenere lo status di vittima a prescindere, che non venga "ulteriormente violentata" dalle insistenze degli inquirenti, pretendono che sia creduta sulla parola, che non si faccia alcun indagine su di lei. In sostanza, ambirebbero ad un procedimento penale in cui all'accusato è impedita ogni possibilità di dimostrare la propria innocenza. Insomma, sei stato querelato per stupro? Via in carcere a vita senza processo. Questo è ciò che sta dietro tutti i loro piagnistei.

Questo caso poi, è particolarmente adatto ad essere strumentalizzato e mistificato per i loro fini: DSK è potente e ricco, mentre la sua preda povera e nera. Il consenso che ricevono viene alimentato così anche dall'odio di classe, oltre che da quello di genere. Insomma, il trionfo del politically correct.

domenica 10 luglio 2011

Donna accusa falsamente uno spacciatore di violenza sessuale: arrestato il marito per calunnia aggravata

Vogliamo discutere qui un caso che riflette in maniera emblematica il modo di operare dell'Arma dei Carabinieri, che già in passato ci ha deliziato con vaginate al limite dell'incredibile come questa. Leggete l'articolo di un fatto avvenuto a Roma stamattina, cercando di prescindere da tutte le varie affermazioni che derivano da personali interpretazioni degli agenti. Gli eventi oggettivamente accaduti sono i seguenti
  • una donna a fine giugno si presenta al comando dichiarando di essere stata picchiata e violentata da uno spacciatore napoletano 28enne
  • il 30 giugno l'uomo viene arrestato e finisce in carcere sulla base del referto medico che certificava gli abusi
  • i Carabinieri convocano di nuovo l'accusatrice e suo marito, un 23enne romano, insospettiti da alcune lacune nel racconto della presunta vittima
  • dall'interrogatorio, gli uomini dell'Arma rilevano discrepanze tra la versione fornita dai coniugi e gli elementi di prova raccolti: messi alle strette, i due confessano la menzogna. La persona che è stata arrestata in realtà è innocente
  • nonostante sia stata la donna a avanzare la denuncia, i nostri eroi della figa arrestano solo il marito con l'accusa di calunnia aggravata
  • il napoletano viene liberato con tante scuse, mentre il compagno dell'accusatrice finisce a Regina Coeli
la ricostruzione degli eventi fornita dai militari è che il 23enne avrebbe malmenato e stuprato la compagna e poi l'avrebbe costretta a far ricadere la colpa di quanto avvenuto su uno spacciatore: da quanto si apprende, questa versione deriverebbe solo, citando l'articolo, "dalla fragilità della donna e dalla continua paura che aveva ogni qual volta stava vicino al marito": in effetti, l'uomo non è stato denunciato anche per maltrattamenti e violenza sessuale, proprio perché oggettivamente non c'erano prove sufficienti per suffragare una cosa del genere. Il romano ha vinto un soggiorno a Regina Coeli solo sulla base del fatto che, in sede di interrogatorio, ha mentito alle autorità incolpando un terzo di aver commesso delitto pur sapendolo innocente: appunto per calunnia. Lo stesso reato di cui si è macchiata la consorte depositando una querela fasulla, solo che lei, in quanto donna, non è stata neanche denunciata.

In questo caso, la ragazza ha probabilmente subito degli abusi: il fatto grave è che gli agenti, nel voler individuare a tutti i costi il colpevole, sono andati completamente alla cieca arrestando prima un uomo innocente, e poi un altro uomo con il pretesto della calunnia. Insomma, un'isterica caccia alla strega, o meglio allo stupratore. Che poi alla fine è quello che succede tutte le volte. Noi non neghiamo che esista il problema della violenza sulle donne (contrariamente a certi fanatici che invece negano tout court quello delle false accuse), ciò che chiediamo è che ci sia un minimo di razionalità almeno nei provvedimenti di polizia giudiziaria, perché francamente di processi sommari e di vaginate come questa, in cui la femmina non risponde mai delle proprie azioni, ci siamo stancati.

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giovedì 7 luglio 2011

Strauss-Kahn. Quando basta la parola di una donna a far scattare le manette

La vicenda Strauss-Kahn è emblematica sotto diversi punti di vista. Il primo, quello che conferma la tesi osteggiata da molti e secondo cui basterebbe la parola di una donna per far scattare le manette: questo in effetti è quello che si è verificato. L'unica prova a danno dell'ex presidente del FMI era appunto la parola di una prostituta del Bronx alla ricerca di guadagni facili, rivelatasi successivamente falsa. Si, perché contrariamente a quello che sostengono la femministe, non è solo la reputazione della cameriera ad aver suggerito agli inquirenti a fare parecchi passi indietro, ma anche gravi falle nel merito dell'accusa. Ophelia infatti avrebbe fornito davanti al Gran Giurì una ricostruzione dei fatti secondo cui, dopo la presunta violenza e prima di riferire l'accaduto al suo superiore, avrebbe riassettato un'altra stanza dell'hotel. Citando quello che riporta l'ASCA
La ricorrente ha ammesso che le sue dichiarazioni erano false e che dopo l'incidente nella Suite 2806 [quella di Strauss-Kahn ndr.] aveva provveduto alla pulizia di una stanza vicina e poi aveva fatto ritorno alla Suite 2806 e aveva cominciato a ripulirla prima di riferire dell'incidente al suo supervisore
tutto questo conferma per l'appunto il primo aspetto della questione, e cioè che basta la parola di una bugiarda per rovinare per sempre la vita di un uomo. DSK è stato arrestato, umiliato pubblicamente e incarcerato nel penitenziario di massima sicurezza di New York: se non avesse avuto a disposizione una cauzione di 6 milioni di dollari, sarebbe rimasto lì per due mesi, come del resto capita a tanti poveracci che non si possono permettere simili spese. Ma anche il secondo aspetto, quello della malafede femminista: gente come la Terragni (http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2011/07/02/una-grandissima-str-a/?fb_ref=.ThSqYQ0H0wQ.like&fb_source=profile_oneline) o la Jong (da leggere, è una collezione di deliri che non si può proprio perdere) infatti persistono a diffondere l'idea secondo la quale sarebbe stato solo il background della donna ad aver indotto la Procura a ritrattare le accuse contro Strauss-Kahn. Ciò è semplicemente una menzogna, anche se in effetti non sarebbe una cosa completamente fuori dal mondo verificare, ogni volta che due parti si contendono l'una contro la parola dell'altra, quale delle due sia più attendibile basandosi sulla reputazione. Ma ormai abbiamo capito che in questi casi la parola che conta infinitamente di più è quella dell'accusatrice, che deve essere creduta in ogni caso, finché contraddizioni nel suo racconto o controprove raccolte dalla difesa non ne evidenzino in maniera palese l'inattendibilità.

A questo proposito, segnaliamo un'altra notizia, avente però come protagonista un semplice poliziotto di Perth (Inghilterra). In data 1 luglio Paul Greig è stato riconosciuto colpevole per due stupri avvenuti 36 anni fa. Le accusatrici, ormai quarantenni, hanno riconosciuto l'uomo in una foto sul giornale: si trattava del babysitter che le aveva accudite quando avevano meno di dieci anni. Secondo la loro storia, Greig le avrebbe violentate nella loro casa dopo il bagno. Naturalmente, il poliziotto non ha potuto portare alibi per difendersi: dopo 36 anni, ricordava solo di aver fatto loro da babysitter in due occasioni. Ha solo avuto la possibilità di negare quelle accuse con la propria parola. Non c'era altro: l'avvocato della difesa Tommy Ross ha rimarcato il fatto che non esistevano prove mediche e scientifiche dei presunti stupri. Era la parola delle due donne contro quella dell'agente. Ma proprio per questo, per il fatto che non era stato possibile, dopo 36 anni, portare controprove a difesa dell'indagato, che Paul Greig è stato condannato. Conosceremo il verdetto in data 10 Agosto: intanto, l'uomo è stato messo in custodia e il suo nome iscritto nel registro dei sex offenders. La figlia è scoppiata in lacrime «Dad, Dad, Dad. Oh My God». E tutto grazie all'inversione dell'onere della prova voluto dal femminismo.

In effetti, è proprio la volontà di punire il maschio che è stata alla base della concezione dei reati di violenza sessuale e pedofilia. L'istituto della presunzione di colpevolezza si è reso necessario per consentire anche a chi non viene realmente abusata di partecipare a questa gigantesca, enorme farsa. Dare l'opportunità a tutte le donne di poter scegliere le proprie vittime da calunniare in libertà è una delle grandi conquiste del femminismo: l'unico vincolo è non essere così cretine da rendere versioni contraddittorie alla polizia, altrimenti diventa duro nascondere l'impostazione marcatamente vaginocentrista della magistratura (il caso di Carlo Parlanti è un'eccezione "positiva" a questa regola). Di rado l'accusato riesce a portare controprove a suo favore, soprattutto quando la calunniatrice ha l'arguzia di ritardare la denuncia: si veda qui per ulteriori dettagli. E da questo discende il terzo aspetto della vicenda: la volontà da parte di un'oligarchia di mettere in atto il tanto ambito progetto di ingegneria sociale per cui gli uomini se ne stanno in carcere mentre le donne, finalmente realizzate per aver sconfitto il loro acerrimo rivale, quel rivale colpevole di non essere riuscito a soddisfare i loro più intimi desideri, fanno da carceriere.

Collegamenti esterni

sabato 2 luglio 2011

Fa arrestare due uomini con una falsa accusa di stupro, libera su cauzione

28 giugno 2011, Norwalk (Connecticut) — Una donna che ha accusato due uomini di averla stuprata in aprile è stata arrestata lunedì notte per aver fornito false dichiarazioni alla polizia. Brittany Reith, di 20 anni, è già stata rilasciata dopo aver pagato una cauzione di 5mila dollari.

Le accuse contro Joseph Gay e suo cugino, Anthony Lee, sono state stralciate sei settimane dopo la denuncia, quando la polizia ha trovato una registrazione di sorveglianza in cui Reith, il giorno stesso in cui ha dichiarato di essere stata rapita e sessualmente abusata, pranzava tranquillamente con uno dei due. La ragazza aveva affermato che la mattina del 7 aprile era riuscita a fuggire da un appartamento in cui sarebbe stata violentata nella notte da Gay e Lee, entrambi di 30 anni.

I due uomini sono stati trovati addormentati nell'appartamento quando sono stati arrestati; sono rimasti in detenzione con cauzioni elevate.

«Non c'era alcun indizio di costrizione o altre evidenze che normalmente accompagnano un'accusa di stupro» ha dichiarato il Procuratore che si occupava dell'inchiesta al giudice Bruce Hudock prima di archiviare la posizione dei presunti violentatori. Inoltre, un tassista che ha trasportato Gay e Reith dal ristorante in cui si sono incontrati verso Bridgeport nell'intervallo di tempo in cui la 20enne ha denunciato di essere stata trattenuta da Gay e Lee con la minaccia di una pistola, ha testimoniato che durante il viaggio i due parlavano e scherzavano. Infine, gli investigatori hanno accertato che Lee si trovava al lavoro nel periodo successivo a quello in cui Reith ha dichiarato di essere stata rapita.

Note

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