domenica 10 luglio 2011

Donna accusa falsamente uno spacciatore di violenza sessuale: arrestato il marito per calunnia aggravata

Vogliamo discutere qui un caso che riflette in maniera emblematica il modo di operare dell'Arma dei Carabinieri, che già in passato ci ha deliziato con vaginate al limite dell'incredibile come questa. Leggete l'articolo di un fatto avvenuto a Roma stamattina, cercando di prescindere da tutte le varie affermazioni che derivano da personali interpretazioni degli agenti. Gli eventi oggettivamente accaduti sono i seguenti
  • una donna a fine giugno si presenta al comando dichiarando di essere stata picchiata e violentata da uno spacciatore napoletano 28enne
  • il 30 giugno l'uomo viene arrestato e finisce in carcere sulla base del referto medico che certificava gli abusi
  • i Carabinieri convocano di nuovo l'accusatrice e suo marito, un 23enne romano, insospettiti da alcune lacune nel racconto della presunta vittima
  • dall'interrogatorio, gli uomini dell'Arma rilevano discrepanze tra la versione fornita dai coniugi e gli elementi di prova raccolti: messi alle strette, i due confessano la menzogna. La persona che è stata arrestata in realtà è innocente
  • nonostante sia stata la donna a avanzare la denuncia, i nostri eroi della figa arrestano solo il marito con l'accusa di calunnia aggravata
  • il napoletano viene liberato con tante scuse, mentre il compagno dell'accusatrice finisce a Regina Coeli
la ricostruzione degli eventi fornita dai militari è che il 23enne avrebbe malmenato e stuprato la compagna e poi l'avrebbe costretta a far ricadere la colpa di quanto avvenuto su uno spacciatore: da quanto si apprende, questa versione deriverebbe solo, citando l'articolo, "dalla fragilità della donna e dalla continua paura che aveva ogni qual volta stava vicino al marito": in effetti, l'uomo non è stato denunciato anche per maltrattamenti e violenza sessuale, proprio perché oggettivamente non c'erano prove sufficienti per suffragare una cosa del genere. Il romano ha vinto un soggiorno a Regina Coeli solo sulla base del fatto che, in sede di interrogatorio, ha mentito alle autorità incolpando un terzo di aver commesso delitto pur sapendolo innocente: appunto per calunnia. Lo stesso reato di cui si è macchiata la consorte depositando una querela fasulla, solo che lei, in quanto donna, non è stata neanche denunciata.

In questo caso, la ragazza ha probabilmente subito degli abusi: il fatto grave è che gli agenti, nel voler individuare a tutti i costi il colpevole, sono andati completamente alla cieca arrestando prima un uomo innocente, e poi un altro uomo con il pretesto della calunnia. Insomma, un'isterica caccia alla strega, o meglio allo stupratore. Che poi alla fine è quello che succede tutte le volte. Noi non neghiamo che esista il problema della violenza sulle donne (contrariamente a certi fanatici che invece negano tout court quello delle false accuse), ciò che chiediamo è che ci sia un minimo di razionalità almeno nei provvedimenti di polizia giudiziaria, perché francamente di processi sommari e di vaginate come questa, in cui la femmina non risponde mai delle proprie azioni, ci siamo stancati.

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